Bologna, 14 Novembre 2016 - Bologna Jazz Festival - Teatro Duse
Phc: Giorgio Bianchi
Un concerto quello di Steve Coleman senza compromessi: la missione decennale è quella di integrare le regolarità matematiche presenti in natura, l'astronomia e la filosofia in musica di improvvisazione, e, funzionale a questa missione, è l'espansione della sua band dai cinque elementi originari a diciassette unità. L'integrazione di un quintetto d'archi allo zoccolo duro di rodati musicisti di forte estrazione jazzistica è la sua più ambiziosa e riuscita scommessa. L'ensemble suona a tratti come una big band di New Orleans, spesso cala bruscamente l'ascoltatore nel noir di una soundtrack poliziesca, ma è musica visceralmente coinvolgente, densa, stimolante e seducente in ogni caso; gruppi strumentali e temi si muovono dentro e fuori fuoco di modo che, quando la consapevolezza musicale diventa chiara, si dissolve per cedere il posto ad una realtà diversa. Il rigore di Coleman come compositore e improvvisatore governa tutto. Il grande ensemble genera un lavoro con tante parti in movimento e non c'è poi molto spazio per l'improvvisazione, l’impressione è che tutti gli elementi delle composizioni di Coleman siano sempre perfettamente integrati e al contempo, contro ogni logica, si escludano vicendevolmente generando un effetto straniante. La sensazione di evanescenza è tutta negli accordi fluidi del contralto e nelle sottosezioni che raramente muovono in sincronia. Le dimensioni della musica si dilatano in spazi e strutture lontane, prendendo ispirazione dalla mitologia e dal misticismo, impiegando sempre un senso sfuggente e personalissimo del ritmo e dei metri con vorticose tonalità e orchestrazioni a più livelli. Il Council of Balance dimostra che il ritmo è ovunque, in ogni porzione del nostro corpo, quando essa si connette con un'altra: quando elementi diversi devono lavorare insieme.
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Steve Coleman, sax alto; Jonathan Finlayson, tromba; Maria Grand, sax tenore; Data: 14/11/2016
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