Matthew Garrison, figlio del celeberrimo bassista Jimmy Garrison e' nato a New York nel 1970 e si e' trasferito in Italia, a Roma, con la madre Roberta Escamilla Garrison, nel 1979.
Il giovane Garrison e' rimasto in Italia fino al 1988 studiando basso e pianoforte ed e' poi tornato negli Stati Uniti dove ha continuato gli studi. Dopo numerose partecipazioni con i giganti della musica come Zawinul e McLaughlin, che hanno contribuito a formarlo ulteriormente nel processo di crescita musicale e compositiva, si è ritagliato un proprio spazio dedicandosi ad alcuni progetti solisti autoprodotti. Shapeshifter prosegue il discorso cominciato con il primo album Matthew Garrison.
Il lavoro si staglia su undici pezzi mostrando in maniera lampante, gia' nel brano di apertura, come ci sia un grande sforzo di sviluppo delle linee melodiche.
Si riconoscono con una certa facilità le linee guida che animano i lavori di Scott Kinsey, a suggellare la sintonia di pensiero di questi due musicisti.
Il basso di Garrison primeggia in tutti i brani, per cristallina ritmica che delinea assieme alla tentacolare esecuzione di Arto Tuncboyacian alle percussioni, mostrando orizzonti di puro virtuosismo e raffinatezza nell'improvvisazione.
I pezzi risultano del tutto godibili anche a chi è poco avvezzo ad un ascolto di musica totalmente strumentale:
Garrison sa stuzzicare molto bene l'ascoltatore, come si può carpire in I Told Ya So , ove la scelta di un registro funky rende il pezzo piuttosto orecchiabile. Il basso assume un sound distorto producendo un atmosfera a tratti impazzita, frenetica ma allo stesso tempo coinvolgente.
Degno di nota è il pezzo Three Tree, duetto con Arto Tuncboyacian, in cui Garrison tiene fede alle proprie qualità di maestro del basso elettrico, dotato di ritmo, groove e allo stesso tempo virtuosismo mai scarno.
Nei successivi brani viene fuori molto bene come per questo artista ci sia un vivo interesse per lo sviluppo delle linee armoniche, certamente debitrici dei Weather Report.
Sarebbe però riduttiva questa osservazione, per descrivere la musica di questo straordinario musicista, poichè essa trae energia da una molteplicità di registri inseriti in un contesto del tutto organico.
Non bisogna dimenticare infatti, l'utilizzo dell'elettronica, sfruttata per creare loop e refrain che affiancati alle parti vocali, svolgono un ruolo di supporto alle parti strumentali.
Il brano che esula un po'dal registro generale è Changing Paths, assolutamente consigliabile e senza dubbio uno dei più autentici dal punto di vista compositivo.
Il basso qui prende il posto della chitarra, delineando una melodia eterea, impalpabile ma contemporaneamente molto "poetica" e rasserenante.
Concludendo si può affermare, senza alcun ombra di dubbio, che Garrison abbia raggiunto una notevole maturità musicale e capacità di orchestrazione fuori dal comune.
Ciò gli ha permesso di liberarsi dalla difficile eredità dei grandi bassisti come Pastorius e di dimostrare di avere tutte le qualità per poter dare lui stesso un originale contributo alla fusion.
85/100
Matthew Garrison: Basso, chitarra, tastiere, voce
Jim Beard: Tastiere
Arto Tuncboyacian: Percussioni
Scott Kinsey: Tastiere
Jojo Mayer: Batteria
Sabina Sciubba: Voce
Adam Rogers: Chitarra
Gregoire Maret: Armonica
Elliot Mason: Tromba
Will Calhoun: Percussioni
Veronica Garrison: Voce
Joy Garrison: Voce
Anno: 2005
Label: GarrisonJazz Productions
Genere: Fusion
Tracklist:
01. Symbiosis
02. Unity
03. I Told Ya So
04. Three Tree -
05. I Can See You Now
06. Zzaj 5.1
07. Life Burning
08. Mirror Image
09. Exchange
10. Changing Paths
11. Turn Around