Ad un anno di distanza dal buon Appalachian Incantation tornano in pista i Karma To Burn, tra i migliori esponenti di storner rock strumentale in circolazione.
A differenza dal diretto predecessore però, il terzetto del West Virginia fa un mezzo passo indietro, tornando a sfornare anche diversi brani cantati, con l'aiuto di Daniel Davies, che oltre ad essere stato il singer dei The Year Long Disaster, è, udite udite, il figlio di Dave Davies degli storici The Kinks! Quindi V, titolo tutt'altro originale (che sta ad indicare la quinta fatica in studio della band), si suddivide perfettamente tra brani strumentali (quelli intitolati con i numeri) e quelli con una linea vocale, che hanno veri e propri titoli. Per quanto riguarda i primi, niente di particolarmente nuovo sotto il sole, i Karma To Burn sciorinano 4 canzoni toste, dove stoner, hard rock e doom si incontrano su atmosfere desertiche, con chitarre piene di fuzz, batteria rocciosa e basso carico di distorsioni psichedeliche che imbastiscono brani potenti ma con un piglio melodico sembra ben evidente. Per quanto riguarda i brani cantati invece, da segnalare l'ugola cartavetrata (anche se a volte forse eccessivamente filtrata) di Davies che ottimamente si sposa alla musicalità del combo, capace di far riprovare quelle belle sensazioni dello stoner integralista degli anni '90, riecheggiando il sound psichedelico dei Kyuss. In fondo alla tracklist vi è anche una cover ben confezionata di "Never Say Die" dei Black Sabbath, decisamente fedele all'originale ma che si propone come tributo a chi ha generato inconsapevolmente, anche tutto il filone stoner venuti negli ultimi 30 anni. Nel complesso V continua a denotare un buon stato di forma dei Karma To Burn, che per l'occasione si sono riproposti in una chiave forse più dura ma ugualmente digeribile anche per i meno avvezzi, e nella speranza che il sodalizio con Davies vada avanti (visto i buoni frutti), non ci resta che immergerci nelle rocciose composizioni del trio americano senza grossi problemi concettuali sul fatto che "fossero meglio prima", difficile tutto sommato che facciano due dischi di fila uguali. 68/100
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William Mecum: Chitarra Anno: 2011 |