Se prima di questa, avete già letto a giro recensioni entusiaste riguardanti il nuovo album dei Deluded By Lesbians (il primo sotto contratto) non preoccupatevi, dietro non c'è nessuna operazione markettara. Il trio milanese ci sa semplicemente fare, e questo The Revolution of Spieces è semplicemente un grande disco rock, probabilmente il migliore italiano del 2010.
Intravedemmo il talento della band già con l'EP The Ignorance Of Being Important, ma un anno dopo, smussati gli angoli, queste 13 nuove canzoni esaltano il lato squisitamente rock (senza dimenticare un chitarrismo puramente stoner ed alcuni brani dall'appeal più hard) della loro proposta. Dopo un'intro che da il titolo al lavoro, "She Do Wanna" mette subito in chiaro le cose: chitarre affettate, refrain accattivanti e sezione ritmica sempre varia e dinamica. La fumanchiana "Ringo Starr" esalta nelle liriche il lato più ironico (già evidente nel nome della band, dei componenti e nei titoli dei loro dischi) diventando cosi uno spassoso omaggio allo storico batterista dei Beatles; ancora echi di californian style in "Nobody Know", frivola composizione dai connotati estivi tanto semplice quanto accattivante nella sua struttura. I Deluded By Lesbians dimostrano di avere le idee chiare e di aver maturato un songwriting più vario, che si apre a ventaglio su vari generi e influenze (il working guitar spesso rimanda tanto ai Weezer quanto ai Queens Of The Stone Age) riuscendo a dare una fortissima e personalissima impronta a tutto il disco, che non ha nemmeno cedimenti di solito accettabili per un esordio. "Pompei" (che inizia con esplosioni e urla di gente in preda al panico, riuscite a collegare al titolo cosi?) avanza tra un rifferama serrato e toni leggermente più cupi, mentre "C'mon Get It" è un'anthem rock'n'roll a 360°, esplosivo nel suo progredire e contagioso nel suo ritornello semplice ma anch'esso confezionato col fiocco. Potremmo continuare ad esaltare senza risultare patetici anche il resto dei brani (tant'è che gli stop and go e un'atmosfera new wave rendono forse "Love Is Blind" il pezzo più bello del lotto) ma ci sentiamo di concludere qui la nostra recensione senza svelarvi proprio tutto di The Revolution of Species, perchè questo full length merita la vostra attenzione. E porca miseria, vi possiamo assicurare che per una volta la critica omogenea che sta ricevendo questo disco è stra-meritata. Lecito aspettarsi dal secondo atto un colpo gobbo, magari quello utile per la notorietà. 88/100
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Laura O'Clock: Basso, chitarra e voce Anno: 2010 Sul web: |