Un titolo dell'album che rispecchia il numero di brani presenti in tracklist: questa è la prima osservazione che si può fare in merito a 7 opera prima dei Santarè.
Nati a Cuneo nel 2001 dalle ceneri Marylineiguai, la band negli anni ha vinto diversi concorsi e contest, e dopo diverse pubblicazioni demo hanno deciso di rilasciare questo album, fatto di melodia pop e qualche arrangiamento più rock. E' un disco piacevole e dall'impianto solare 7, che nulla sembra pretendere dall'ascoltatore, e questo va visto come un pregio. Refrain distesi e solari, liriche che trattano temi come l'amore in un'atmosfera leggera, come la miglior tradizione pop nostrana: "Come aria" si snoda tra cascate di synth e chitarre vellutate che curano la struttura melodica del brano, "Venduta" da controaltare è più cupa e tesa nel suo progredire tra gli arrangiamenti elettronici. Difficile accostare il terzetto piemontese a qualche realtà più famosa, ma la volontà appare quella di mischiare con sincerità la vecchia scuola pop nostrana ai modernismi di oggi, senza sperimentare assolutamente niente. "L'epoca di Betta" esprime il lato più nostalgico della loro proposta, avvicinandosi non poco ai vari Max Gazzè e Niccolo Fabi, "Terraeonde" pare invece un tributo al Raf dei primi anni '90. Chiude "Semplicemente un fiore", aperta da un violino e da dolci note di pianoforte dove la voce di Filippo Cavallo assume toni più dolci e distesi. 7 è un elogio alla semplicità compositiva, un disco dalla grande sensibilità compositiva prodotto in maniera professionale e suonate nel massimo rispetto della tradizione nostrana. Un gioiello di puro pop emotivo e denso, un disco che consigliamo caldamente a tutti. 78/100
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Filippo Cavallo: Voce e pianoforte Anno: 2010 |