Non amo nessuno dei tre generi musicali che compongono questo album, il che potrebbe essere un problema, più che altro una sfortuna per questa band bolognese che è capitata nelle mani di chi fa, del Folk, Indie e Blues uno stile di vita.
Era of the 5th Sun è uno di quegli album che generalmente la sottoscritta scarterebbe a priori. Copertina cupa, noir, che non fa proprio al caso mio e quindi, già a colpo d’occhio, passerei allo scaffale successivo (eh ragazzi lo so, ma sono appassionata di grafica e di colori). Se per caso invece un amico mi consigliasse di ascoltare questo disco, già alle prime battute avrei stoppato e glielo avrei riconsegnato, dandogli conferma del mio brutto caratteraccio. Ma c’è da dire che, quando si è bravi, c’è poco da ribadire. Gli Hemoglobina hanno saputo catalizzare l’attenzione verso questo lavoro grazie ad un connubio fatto di buona capacità strumentale, buona produzione, buon orecchio e soprattutto capacità di plasmare un genere musicale a modo, tale per cui anche le persone restie come la sottoscritta avessero modo di interessarsi all’album. “Day By Day” è l’esempio iniziale. Inizia con una leggera cavalcata di strumenti, un sound fine che procede a scoppio ritardato in chitarre pesanti a sancisce il genere. Senza ombra di dubbio furbi e intelligenti, ma una cosa in particolare mi ha evitato la crisi più totale: la voce di Francesco Grandi che a dir poco perfetta per questo lavoro. Analoga situazione si riscontra in “Abuse The Sky Above” composta da un ritmo iniziale vagamente Etno soft che si trasforma in un vorticoso Heavy melodico per poi divenire Metal nella successiva “Child At School”. L’omonima traccia che da il titolo all’album è una strumentale fatta di favolosi arpeggi di chitarra posta li strategicamente proprio per far prendere fiato all’ascoltatore che potrà di nuovo cimentarsi in un headbanding nella successiva “Prison Of Your Pain”. “Comes and Goes” riprende i ritmi della prima e della terza traccia mentre il brano di chiusura “Dictation” fa proprio al caso mio: zuccherata nel sound, intima, generosa. Personalmente trovo questo album ben fatto, sapiente, astuto e conoscendomi, sono meravigliata dell’impressione che mi ha dato. 70/100
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Francesco Grandi: Voce Anno: 2009 |