Provo orgoglio lo devo ammettere! In questi ultimi due mesi ho avuto delle gran belle soddisfazioni e con questo gruppo il mio ego romagnolo sta gongolando inverosimilmente.
La prima cosa che ho pensato quando ho schiacciato il tasto play è stato: Ma sono italiani? dopodiché potete solo immaginare la faccia che ho fatto quando ho letto Ravenna/Forlì. Delicato, sensibile, equilibrato, soffuso e certamente poco italiano, No Destination cala la maschera e ci mostra un viso bianco come la ceramica, levigato come la seta, morbido come un letto di piume. Un album che rasenta il capolavoro nostrano, notturno, mistico e per certi versi cupo. “Majorette” è il brano più scolpito dell’intero album, una sorta di vagabondaggio fra le strade dei Pixies e dei Smashing Pumpkins, chitarre pesanti che si trascinano i brandelli di carne seguendo un ottimo ritmo dato dalla batteria. Affiora successivamente la dolcezza di “Moon” che, grazie soprattutto ad uno pseudo falsetto vocale, da quell’immagine precedentemente descritta, quel letto di piume che si librano nell’aria fotografando uno scenario perfetto sotto la luce di una notte di luna piena. Il basso non a caso è protagonista in questo pezzo, quasi a generare il rumore silenzioso della notte. “Sugarbones” rallenta ancora più il ritmo ma cambia scenario. Si trascina in una melodia intima e dolcissima allo stesso modo di quando ci si sveglia la mattina accanto alla persona che si ama, per poi diventare acuta e cinica in “Hell”. L’Indie americano approda in “Crash Test Babies” dandogli un tocco fugace e allusivo, quasi distorto mentre il bellissimo intro alla Pat Garret & Billie The Kid di “Bending Around Obstacles Like an Ocean Wave Hitting a Buoy” genere un Folk che si attenua man mano che si procede all’ascolto del brano. Stupenda è il soffuso tocco della chitarra di “Winter Comes Again” per poi riprendere da dove si era iniziato con “Transitoria-Tempus Fugis” spaziale e dinamicamente aperta. La “Japanese Bonus Track” inizia con un sound che sembra uscire dagli esercizi di chitarra di un bambino per poi sfumare nel nulla, un vero e proprio fantasma il cui corpo composto da sette note. 85/100
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Fabio Betti: Voce e chitarra Anno: 2009 Sul web: |