Ce ne sono parecchi in circolazione, più di quanto uno può pensare. Di cosa parlo? Beh delle band di amici che suonano nel garage o nella mansarda di casa ed emulano i grandi gruppi Rock. I Daisy Chains sono una di queste band “casalinghe”.
Di origine lombarda ma dal cuore rivolto verso i vecchi e nuovi Clash e Ramones d’oltreoceano sono riusciti a pubblicare il loro primo lavoro autoprodotto dal titolo Monsters & Pill, undici tracce che i membri hanno deciso di raccogliere in questo “tributo al vecchio Rock” dopo che hanno elargito suddette nei vari locali lombardi. Nulla di nuovo insomma, si tirano fuori dagli armadi i vecchi giubbotti di pelle, si assumono pose …sbragate e si inizia con una danza che ci catapulta negli anni gloriosi, quando ancora tutto era da scrivere e poco da simulare. Sta a voi decidere ragazzi. Ultimamente non è facile trovare il caro e buon vecchio Rock mentre si va a bere il sempre caro e buon “Jack and Coke”, ma è anche vero che la minestra riscaldata non sempre è buona e a me personalmente non piace. E’ possibile però che voi abbiate voglia di ascoltare vecchi giri di basso e riff attempati solo per il gusto di catapultarsi nell’era “immortale” e quindi Monsters & Pills fa al caso vostro. Ladies and gentlemen, here are Daisy Chains! Così viene introdotta la danzereccia “Disappear” il cui sound è talmente sottile che sfiora il Rockabilly per poi leggermente appesantirsi in “Kill My Brain”. “Cindy” e l’omonima traccia si catapultano sui dannati Babyshambles. Il riff di “Bad Habits” è ottimo ma anch’esso già proposto. L’unico brano che pare avere una parvenza di “proprio” è l’italica “Fretta” che però cambia direzione e si protrae su un tenue Ska. “Pay Me” sembra essere uscita da un qualche “Greese” moderno mentre “Lalalala” che chiude l’intero album, entra in testa per la semplicità del coro. Niente di nuovo, ma a quanto pare a loro va bene così. Album che conquisterà indubbiamente i nostalgici e le vecchie leve, un album che senza ombra di dubbio si ascolta e magari ti fa pure battere il piede, ma come ho già detto, tutto sta in mano alle decisioni e a questo punto mi chiedo se non si possa direttamente passare ai Punk/Rock originali. 70/100
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Carlo Pinchetti: Voce e chitarra Anno: 2009 Sul web: |