Nessuno si ricordava della sua esistenza, tanto meno il produttore di questo album il signor Martin Messonnie, che aprendo cassetti molto probabilmente nascosti dietro pile di album ha rivissuto in un flash back la fusione di due generi musicali distanti fra di loro ma non così tanto da impedire la nascita del movimento definito oggi “world music”.
Don Cherry, famoso trombettista statunitense incontrò per la prima volta l’indiano suonatore di tabla Latif Khan nel 1978 e come un “moderno” big bang hanno fatto delle proprie ispirazioni, un album concepito in un solo giorno che solo in questo 2009 viene pubblicato in versione digitale. L’album si districa in cinque complessi brani. L’ascolto può risultare alle volte arduo e alle volte semplice, ma ha comunque la capacità di attenuare gli istinti proprio grazie ad un letto di suoni in parte etnici e in parte urbani. Particolare attenzione bisogna dare al brano “Air Mail” che viene accompagnato egregiamente da una cantilena proveniente da popoli lontani che danno un senso di misticismo al tutto. E’ come attraversare una jungla buia e scorgere fra le fronde degli alberi occhi gialli che ti osservano. A continuare questa sorta di iniziazione è “One Dance” dove però si fa da parte l’aspetto precedente dando protagonismo ad un flauto più sobrio e ad armonie notturne. Termina il tutto con “Sangam” che significa letteralmente “luogo d’incontro” e che fa ben capire il senso di questa parola Cherry tenta egregiamente di seguire il passo di un Khan in preda a stati di trance mentre fa volare la tabla sopra ad un tappeto quasi impercettibile dato dall’organo. Trent’anni fa si scriveva in un solo giorno un pezzo di storia, ed oggi come vecchie fotografie possiamo finalmente viaggiare sui ricordi e su un ritmo proveniente esclusivamente dalla pancia. 85/100
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Don Cherry: Flauto, tromba e organo Anno: 2009 |