“Drive” defluisce su un tic tac incalzante, scandisce il tempo che scorre inesorabile, ti porta davanti alle tue domande senza risposta e tu imputato, continui a sentire solo quel tic tac senza sosta. Inizi a camminare insieme a quella chitarra acustica, provando ad accelerare il passo man mano che gli strumenti fanno capolino per poi ritrovarti con i piedi sanguinanti fermo sulle corde incisive di una chitarra elettrica che altro non fa che farti fermare e ripartire. Il tema si sposta sulla morte di un vecchio che lascia ricordi e saggezze preoccupandosi del solo fatto che non vuole essere di peso a nessuno. “Try Not To Breathe” è condita dai cori di Mike Mills e da un ritmo al limite della felicità e spensieratezza, forse ad indicare una vita vissuta a pieno accentuata dalla consapevolezza di non aver rimorsi. Si arriva così a “The Sidewinder Sleeps Tonite” che risulta da un punto di vista melodico il proseguo del brano precedente, ma con tratti più briosi e in qualche modo ironici che vanno a raccontare la storia di un senzatetto che si fa chiamare ad una cabina telefonica. Alla fine di questo brano la scena cambia completamente e da vita ad una culla, a colori pastello, ad una nenia sul dolore. “Everybody Hurts” è un vero e proprio capolavoro che va a rappresentare in modo tenue e pacato il lato oscuro di ognuno di noi, quel lato che molto spesso teniamo nascosto per paura di essere feriti, ed è proprio in questo brano che sono maggiormente impresse le discordanze precedentemente citate. Un testo triste che invita a non mollare davanti alle difficoltà accentuato da una melodiosità da carrillon. “New Orleans Instrumental No.1” è il momento di riflessione dell’album. Messa li non a caso forse per dar tempo all’ascoltatore di capire da che parte sta, permette di assimilare i pensieri e le emozioni, anche se di per se questo brano strumentale racchiude chicche emotive non indifferenti. Stipe riprende i suoi dialoghi nella successiva “Sweetness Follows” cui dolcezza viene incentivata dalla acustica del brano che si protrae per certi versi in “Monty Got A Raw Deal”. Potrebbe essere considerata un “ pezzo da otto” dell’album. Un ritmo perfetto con venature orientali che fanno capolino dal nulla ma che non vanno a nascondere la macabricità del testo che cita l’attore statunitense Montgomery Cliff. “Ignoreland” è forse il brano che più stona nell’album sia per la troppa incisività della melodia, sia per il testo politico e polemico che Stipe ha voluto lasciare in memoria della presidenza di Bush senior, ma i toni vengono ripresi senza troppi fronzoli in “Star Me Kitten”. La triade finale è praticamente perfetta e sembra essere stata scritta per formare una famiglia. Fra dediche ad attori (“Man On The Moon” è riferita al comico americano Andy Kaufman e tema portante dell'omonimo film con Jim Carrey), pura poesia contenuta in “Nightswimming” e la ballata sublime di “Find The River” l’album si conclude con una sola consapevolezza: quella di aver creato il perfetto connubio fra riflessione e terrore. |
Michael Stipe: Voce Anno: 1992 Sul web: |