Mi sarebbe tanto piaciuto sentirli prima in versione psichedelica e poi in quella alla Cobain/Vedder.
Ma poco importa, ci sanno fare. I Thin Wire Unlaced sono un gruppo di ragazzi romani che hanno toccato corde dapprima psichedeliche per poi portarsi, grazie all’arrivo di Tripp e Cuttlefish sulla lunga scia del Grunge, alle volte estremizzandolo e traboccando leggermente dal vaso, ma tutto sommato finchè il bicchiere è mezzo pieno non ci si preoccupa. Season ripercorre ciò che i Pearl Jam e gli Alice in Chains hanno tracciato, seguendo si percorsi già minati da tempo, ma riuscendo a dare un imprinting proprio alla via donandoci un buon EP. La title track apre l’album egregiamente, ritmo aggressivo quanto basta, incalzante, nel complesso melodicamente buono. A seguire un giro di basso fatto a modo lascia spazio ad un intro persuasivo che caratterizza “My Dying Sun” che ripercorre vocalmente le linee di Vedder. “The Great Sin”, aperta e comunicativa divulga il suono del precedente brano in sette lunghi minuti. Sono bravi e sanno quello che vogliono. Stanno navigando su acque già esplorate ma è uno svantaggio fino ad un certo punto considerando il talento di questi ragazzi. Per quanto mi riguarda sono promossi a pieni voti, a questo punto bisogna solo aspettare il cosiddetto “Fattore C” per fare il grande salto. 85/100
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Stefano “Steph” Calabrese: Voce Anno: 2008 Sul web: |