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Sophia
There Are No Goodbyes

L’ultima fatica di Sophia, alias Robin Proper-Sheppard, è un vero e proprio canto primaverile all’amore. Ciò non significa però che è in grado di deliziarci con parole sussurrate, sorprese inaspettate e “love profusion” fino ad avere una crisi diabetica a causa delle scene idilliache fra due innamorati. E’ tutto il contrario.

Scritto in seguito alla rottura con la sua compagna, Propper-Shepard ha incastonato all’interno di questo album tutto il dolore e il disagio che un uomo prova quando la sua metà decide di essere stanca di cercare la mezza mela, ritrovandosi così a guardare da solo le sfumature di quel sentimento definito amore. Lo rivela lo stesso Proper- Sheppard analizzando la copertina dell’album, una parete spoglia dei suoi quadri e un termosifone arrugginito che non riesce più a scaldare una casa.

Possiamo andarcene, ma i muri restano. Andiamo e veniamo, ma le cose rimangono al loro posto. Tutto ciò che ci lasciamo alle spalle sono le ombre in una casa che una volta esisteva per noi e che ora esiste a prescindere da noi.

All’insaziabile Sophia però non basta tutto questo e decide di dare un colpo di grazia al giorno degli innamorati per antonomasia registrando il 14 febbraio 2009 per la FM4 Radio di Vienna, un live album acustico con un quartetto d’archi che verrà poi associato come doppio CD in edizione limitata a There Are not Goodbyes. Insomma, una vera e propria battaglia all’amore. La traccia omonima da il via a questo percorso interiore e già dalle prime battute si riesce a percepire il senso di tormento del songwriter. Tutto inizia con un riff di chitarra e una voce malinconica per poi far spazio ad una batteria sicura e ad un esplosione di suoni che avvolgono un “There Are not Goodbyes” ripetuto quasi allo sfinimento. Gelida e leggermente stonata è “A Last Dance (To Sad Eyes)” che fa capolino su una tempesta di suoni rappresentata da “Storm Clouds” , dinamicità nell’armonia complessiva, parte vocale leggermente straziata e altalenante, rappresenta la tipica canzone dei momenti bui del nostro cuore infranto. Stesi su un letto con gli occhi aperti a guardare il soffitto “Dreaming” insieme alle acustiche “Obvious” e “Sign” affiorano dai bottoni sinaptici causando solo ulteriore dolore. La seconda voce di Astrid Williamson in “Something” è incantevole. Tende a dare armonia e delicatezza ad un testo rivelatorio assai forte: “I’m jealouse and possessive, neurotic, insecure and obsessive” che lasciandosi cadere sul sottofondo malinconico di “Portugal” chiude in “bellezza” uno dei tanti album che non ha né toni grigi ne bianchi, ma esclusivamente neri.

Consigliato ad un pubblico da 0 a 100 perché le pene d’amore prima o poi le vivono tutti e questo è un bel modo per maledirle.

75/100


Robin Proper-Sheppard: Voce e chitarra

Guests:
Lucy Wilkins: Violino
Calina de la Mare: Violino e viola
Fiona Brice: Viola
Dan Carney: Chitarra e voce
Astrid Williamson: Voce
Jeff Townsin: Batteria e percussioni
Robert Spriggs: Viola
Will Foster: Pianoforte
Rachel Robson: Viola

Anno: 2009
Label: The Flower Shop Recordings/City Slang/Bang!
Genere: Alternative/Indie

Tracklist:
01. There Are No Goodbyes
02. A Last Dance (To Sad Eyes)
03. Storm Clouds
04. Dreaming
05. Obvious
06. Something
07. Signs
08. Heartache
09. Leaving
10. Portugal

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