Home Recensioni Masterpiece Patty Smith Group - Easter

Patty Smith Group
Easter

Mancano solo due anni al brindisi di paillettes simbolo degli anni 80, ma già in poppa al 1970 la disco music ha sprofondato le sue radici in un terreno fertile, ha incominciato ad attingere dalle discoteche e a mietere le prime vittime a suon di brillantina nei capelli. I pochi veterani che continuano a fumare marjuana e a portare i capelli lunghi hanno ben poco da sognare strade tortuose che fiancheggiano Big Sur e ragazze svestite e disinibite della California, possono però trovare un po’ di conforto nella fredda Illinois patria della Sacerdotessa.
Nel 1978 la Cina proibisce le letture di Charles Dickens, ma il per buonismo del Levante non tocca i testi della nuova fatica di Patti Smith.
Easter è la terza figlia della madre del punk rock in tre anni, e come tale, va a consacrare l’ultima vera immagine sopravvissuta del rock anni 60, anche se si odono già riff più commerciali scanditi da urla meno disumane e una voce più soave ma comunque feroce della Smith.
In Easter la Smith entra definitivamente nella Rock’n’Roll All Fame a suon di chitarre, keyboards e poesie scurrili intonate con una voce altalenante fra il canto di un usignolo e un leone affamato.
La track “della porta accanto”, quella che almeno una volta abbiamo intonato sotto la doccia o cantato al nostro amante è la ballata “Because the Night”, scritta a quattro mani con il “Boss” Springsteen, che rivela nuovamente il lato femminile di una donna con gli attributi che trattiene istinti animali da consumare in una notte sotto il ritmo pragmatico e rockeggiante di “Rock’n’Roll Nigger”. Le ballate “We three” e la title track dai toni struggenti che richiamano sinfonie di autori classici fanno da contorno a ribellione, censure e denunce contenute in una “Babelogue”, che assomiglia più ad un discorso presidenziale post Vietnam e che si prolunga sulle note della chitarra disinibita di “High on Ribellion”. Ma quello che veramente pare un fulmine a ciel sereno è “Ghost Dance”, che ti catapulta nella speziata India, con suoni di monete mosse dal sublime contorcersi di danzatrici del ventre e tamburi scanditi da passi di elefanti addomesticati, per poi arrivare veramente a brindare gli anni ‘80 con la “Space Monkey” che ormai è stata contagiata dal nuovo essere musicale.
Un album particolarmente adatto quando si è immersi in giornate storte, giusto per farti arrabbiare ancor di più.



Patti Smith: Voce
Ivan Kral: Basso
Lenny Kaye: Chitarra
Jay Dee Daugherty: Batteria
Bruce Brody: Tastiere

Anno: 1978
Label: Arista Records
Genere: Punk Rock

Tracklist:
01. Till Victory
02. Space Monkey
03. Because the Night
04. Ghost Dance
05. Babelogue
06. Rock N Roll Nigger
07. Privilege (Set Me Free)
08. We Three
09. 25th Floor
10. High on Rebellion
11. Easter

Sul web:
Patti Smith
Patti Smith @MySpace

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