Insieme, mentre attraversiamo la vita.
Così Bob Dylan ha voluto presentare il suo inaspettato 33 esimo album in studio. Arteriole caraibiche, spezie del profondo sud e mareggiate di blues fanno da contorno alla voce roca, profonda e vissuta di un Bob Dylan arrivato alla soglia dei 70 anni. Ma davvero il menestrello ha così tanti anni? Un album fresco che richiama sapori degli anni ’50, un lavoro che racconta la vita dall’occhio dell’amore, un sodalizio di saggezza e difficoltà, il tutto racchiuso in dieci tracce che affrontano in modo eccellente le generazioni odierne. Si perché l’amore resta sempre l’amore e Bob Dylan rimane sempre il Mr. Tambourine Man e poco importa se in passato ha sfornato album criticabili o è intrappolato ormai da 20 anni in una tournèe che sembra non vedere la luce, il signor Zimmerman sa il fatto suo e ce lo dimostra interamente in questo album. Si avvale di una copertina che albeggia sulle menti più bigotte, usufruisce dei pensieri di Robert Hunter, il paroliere dei Grateful Dead e condisce il tutto con una vena tex-mex portata dalla fisarmonica di David Hidalgo dei Los Lobos. Così ha inizio l’amore, nei versi Oh well i love you pretty baby, you’re the only love i’ve ever known, just as long as you stay with me, the whole world is my throne che fanno capolino in “Beyond Here Lies Nothin’” singolo tratto dalla rivisitazione di All Your Love (I Miss Loving) di Otis Rush in apparenza troppo orecchiabile che però nasconde un timbro graffiante e jazzato con un assolo di chitarra che richiama il blues più profondo. Mandolino e voce tremolante scandiscono “Life is Hard” mostrando il lato della medaglia che più temiamo: la fine dell’amore e i ricordi che campeggiano nei cuori fino ad allungarsi in “My Wife’s Home Town” brano tipicamente dylaniano preso in prestito da I Just Want To Make Love To You di Willie Dixon dove la fisarmonica fa da padrone ad un ritmo che ti porta nei locali anni 40 di musica jazz &blues. La pecca dell’album risiede in “If You Ever Go To Houston” dove Hidalgo si rende fin troppo protagonista e Dylan lancia una nenia che si protrae in modo indiscriminato rendendo il brano forse troppo tedioso. L’intensa “Forgetful Heart” racchiude la solitudine. E’ vorticosa, innamorata e dolorante ma rimane comunque, musicalmente parlando, la rarità dell’album dato che Dylan ritorna con passi felpati ad un timido rock n’roll contenuto in “Jolene” e ad una specie di valzer romagnolo in “This Dream Of You” unico brano scritto esclusivamente da Dylan. “I Feel A Change Comin On” e “It’s All Good” chiudono distintamente l’album. Se il primo rappresenta l’apocalisse dell’amore, la primavera in fiore e le farfalle nello stomaco, il secondo risulta più aspro e scettico nel testo come anche nella melodia. E’ questo l’amore per Dylan. Che sia l’amore per una donna, per la musica, per se stessi o comunque per tutto quello che la vita ci offre, l’importante è essere fedeli a se stessi e credo che il signor Zimmerman dopo 40 anni di carriera l’abbia nuovamente dimostrato mettendo al mondo un album che ci insegna che non è mai troppo tardi. 90/100
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Bob Dylan: Voce, chitarra e organo Hammond Anno: 2009 Sul web: |