Leggo sulla rete che gli Intrazione sono capaci ma non esprimono nulla di nuovo, non coinvolgono, fanno il verso ai Korn.
Successivamente, però, si aggiunge che le doti ci sono e che l'album non è poi così malvagio, non essendo il materiale di cattiva qualità; ora, quello che mi domando, è se sia veramente necessario, nel 2010, dover proporre un genere che sia necessariamente, obbligatoriamente (in alcuni casi forzatamente) originale.. Parlando di altri generi musicali, infatti, in una recensione a mia firma dedicata al nuovo album degli Slayer, ho avuto modo di asserire: “gli Slayer propongono territori già ampiamente percorsi in passato: ritmi, melodie, cantato e riff sono assolutamente consueti, ordinari, quasi abituali. Niente novità, né innovazioni, per non parlare di mutamenti o, addirittura, di riforme. Ma è tutto così bello, così piacevole, così splendidamente familiare che quanto sopra non conta affatto”. Quanto sopra per precisare che questo è il modus-pensandi che mi contraddistingue allorquando mi accingo a parlare di questa fatica. Concordo, pertanto, sul fatto che l’opera non sia estremamente originale, ma è oltremodo gradevole e tecnicamente attendibile. Gli Intrazione nascono agli inizi del nuovo millennio da un progetto di Luca (voce) e Filippo (basso), già componenti di una band abbastanza famosa nel circuito cagliaritano, i “Motivi per litigare”. Costituita una formazione stabile con l’ingresso di Andy (chitarre) e Federico (batteria), i quattro musicisti si inseriscono in un contesto squisitamente Nu Metal e, successivamente, più proteso verso territori Crossover. La crescita artistica del combo viene sublimata con la partecipazione al Rock Tv Contest, che permetterà loro di essere ospiti nella trasmissione Data Base, del canale milanese Rock Tv. Autori di un EP omonimo autoprodotto, il combo decide di rivolgersi successivamente alla bolognese Zeta Factory, che produce il secondo lavoro e li catapulta nello scenario live peninsulare (o continentale, come dicono giustamente i sardi), facendolo esibire di spalla a gruppi come Pino Scotto, ChaosWave, Mnemic e Coma. Nel Gennaio del 2009 si registra un avvicendamento alla batteria, con l’ingresso di Alessandro "Scot" Brundu. Orbene, a chi ama i due generi musicali sopra espressi, consiglio caldamente quest’opera, tenendo presente che i contesti Nu Metal sono talvolta stemperati da ambientazioni di stampo più intimistico ("Origine Virale part 1") e che il concetto di crossover non è estremizzato, nel senso che i vari generi citati non sono così macroscopicamente distanti (tranne in “Incomprensibile”, ove una bella melodia nasce in termini intimistici, quasi cantautorali, e si indurisce in crescendo, nello stile tipico della più riuscite ballads metal). Il gruppo appare credibile anche quando indurisce il suono e infittisce le ritmiche ("Stati d'ira") o quando avanza con incedere lento e cadenzato, come in "Minuto senza tempo", ove si omaggiano sul piano concettuale, seppur solo nel riff portante, i Metallica di Sad But True. Un brano squisitamente acustico ("La fine del gioco"), chiude un album gradevole e sensato, espressione di una musicalità intimamente vissuta e di una tecnica che appare più che dignitosa. Il tutto, sublimato da un artwork molto accattivante (la copertina è una maschera i cui profili perniciosi, grazie ad un sapiente gioco di luci, emergono solo dopo svariate occhiate). 70/100
|
Luca Piras: Voce Anno: 2010 |