Sperimentazione. Questa è la parola chiave della band pistoiese Fauve! Gegen A Rhino, risultato della fusione del duo Fauve! formato da Andrea Lulli e Matteo Moca e del progetto solista Rhino Therapy condotto da Riccardo Gorone.
Già il nome del gruppo, che letteralmente significa "Belva! Contro un Rinoceronte", riflette quella spiccata genialità e determinazione che contraddistingue i tre toscani, che pur essendo molto giovani, godono di una certa intelligenza e sensibilità molto rare oggigiorno. Gli ingredienti fondamentali del loro sound sono i sintetizzatori, campionatori e oscillatori; in più si sanno destreggiare con le percussioni dando un tratto “primitivo” alle sonorità fantascientifiche creando un binomio musicale assolutamente sui generis. Nel 2009 viene alla luce Geben, mentre nel 2010 ecco l’uscita del secondo album dal titolo significativo, Namegivers’ Avenue. I tre artisti, infatti, hanno deciso di dedicare una via a coloro che di solito attribuiscono dei nomi alle vie stesse, dichiarando che un po’ tutti noi tendiamo a dare etichette e definizioni alle cose che ci circondano. L’esempio più palese è proprio quello dei nomi delle varie vie di una città, quella città che costituisce il polo attorno al quale ruotano le otto tracce dell’album. Il primo brano di Namegivers’ Avenue si intitola “Chora”; il noise della chora, principio indeterminato, che con i suoi tratti elettrici ed elettronici funge da ricettacolo delle forme, ma anche da ostacolo all’opera plasmatrice di noi demiurghi. In seguito in “Clonery” si delinea una melodia futuristica dove riemergono i suoni ancestrali di tamburi in un sottofondo di loop ansiogeni presenti anche nel brano successivo Work in progress. Qui i lavori in corso incorporano elementi distorti che si affiancano e si sovrappongono secondo un ritmo composito (frenetico nel mezzo e più lento all’inizio e alla fine della traccia). Il ritmo fa da padrone in “A bridge for the sky (to Yona)” che si apre con il battito di un cuore, il cuore di una città del futuro. Viene ricreata una dimensione psichedelica grazie alla fusione di melodie generate dal synth, dal kaosspad e dalla chitarra, intervallate da una voce cupa e indistinta che riecheggia nel reticolo di vie della città e nella mente dell’ascoltatore. Una marcia militare risuona invece nell’atmosfera fantascientifica di “A Factory”, dove si accende il conflitto tra ciò che viene considerato umano e ciò che si presenta come una macchina. Intanto il cuore di velluto di “A Velvet Heart” palpita e il suo battito scandisce tutti e tre i minuti in cui si avvicendano percussioni digitali in un continuum sospeso nel vuoto. La settima canzone, “Marching Away”, è caratterizzata da un sound elettronico, molto vicino al noise percussivo che mette le sue radici nell’ultimo brano intitolato “Have U Ever Asked Yourself...”, che si apre con una melodia molto orecchiabile, tipica dei videogames anni ’80. Questa però viene arricchita da suoni indefiniti e caotici, tra urla e distorsioni, fuori da ogni controllo. I Fauve!Gegen a Rhino offrono all’ascoltatore una musicalità atipica che travolge non solo l’udito, ma anche gli altri sensi. Questo album è un buon rimedio per staccare la spina dalla routine quotidiana e approdare in un mondo nuovo che conosceremo solo strada facendo. 73/100
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Andrea Lulli: Synth, drum machine, kaosspad e tanica di benzina Anno: 2010 |