Lo spasmo iper-punk dei 30 secondi di “Freedom”, il cerimoniale di “Realize” e gli arrangiamenti (vivace sezione di trombe e piatti che scratchano) di “The Ministry” sono le trovate che più si fanno ricordare. La band inizialmente ci avrebbe voluto lasciare con la pomposissima title-track ma alla fine ha deciso di inserire la bonus track “Haydamaka”, a sorpresa pezzo migliore, il più freak del lotto grazie all'invasivo impiego di strumenti tradizionali. In sintesi produzione pompata, performance tecnica ineccepibile, cantante versatile, qualche spunto vagamente sperimentale ma disco senz'anima. Peccato. 60/100
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Maciej Taff: Voce Anno: 2010 |