I polacchi Blindead si ripresentano sulle scene con questo Autoscopia/Murder in Phazes, sempre nel solco della triade post-metal Neurosis-Isis-Cult Of Luna (soprattutto quest'ultimi).
E' un lavoro onesto, competente e professionale, per appassionati, che poco (anzi nulla) aggiunge al canone del genere, contraddistinto (tra le varie cose) da cadenze pachidermiche, riff Melvins-iani con distorsioni da capogiro, growl a pieni polmoni, testi astratti e (talvolta) pedanti, strutture che rifiutano la forma canzone e mirano alla dilatazione del pezzo tramite processo additivo o cambiamenti graduali verso climax catastrofici (o paradisiaci, dipende), amore per le atmosfere sospese debitrici dell'esperienza post-rock, capatine nel reame dell'ambient e dello shoegaze. A giocare a favore dei Blindead è semmai l'intensità riposta nella tracce più corte – tutte intorno ai sei minuti – e dinamiche come "Abyss" (con un lavoro sulle chitarre più agile della media ed a sorpresa, un inserto di vocals reminiscente addirittura di Eddie Vedder dei Pearl Jam), "Symmetry" (la più primitiva del lotto, praticamente una carica a testa a bassa) e l'agonizzante "A Nice Night for a Walk" che alterna muri di suono spessi e feroci a violentissimi spasmi. Tutti questi momenti di aggressione sonora vengono ornati dagli inserti elettronici del nuovo entrato Bartosz Hervy, che oltre a dare una certa spazialità a tutte le composizioni, aggiunge un (determinante) tocco psichedelico alla conclusiva "Phaze IV" (13 minuti), che setta il solito arsenale di esplosioni a contrappunto di un soundscape più desolato e riflessivo, pennellato da uno sfondo di droni e dal canto sussurrato di Nick Wolverine, per poi assalire l'ascoltatore con tre minuti di pura carneficina, che mette in mostra le credenziali sludge della band. Il finale è affidato a fruscii e vortici di elettronica dissonante, lasciata poi morire in fade-out. Ancora meglio forse fa "Phenomena" (11 minuti), la miglior prova melodrammatica del gruppo, capace di sfornare un assalto frastornante e martellante come pochi nell'intero disco, una progressione melodica degna di Panopticon, liriche paranoiche (“it seems there is no/escape from this”) e, soprattutto, un intermezzo carico di tensione con un riff ripetuto senza pausa, cui si ammassano per lo più particelle di elettronica. Band come questa possono essere prese al contempo come esempio della stagnazione del genere (la triade sopracitata non viene inserita in tal conteggio) quanto della sua pregevole qualità media. |
Nick Wolverine: Voce Anno: 2008 Sul web: |