Non capita tutti i giorni di incontrare sulla propria strada un gruppo come i Deviate Damaen, anomali, originali, che fanno dell’anticonformismo la propria bandiera.
Just Dead Applause…!, album dal vivo, è interamente disponibile sul loro sito Internet, ad evidenziare come non sia il denaro l’obiettivo principale, bensì la musica: questo è, senza ombra di dubbio, motivo di encomio per la band, che, a differenza di alcuni loro illustri colleghi, non ha ceduto alla brama di profitto ed al mercato. Anche se uscito nel 2002, il disco, che dura circa cinquanta minuti, è basato principalmente su brani risalenti agli anni ’90: il suono, quindi, rispecchia il fervore che c’era in quegli anni, lontano dall’appiattimento musicale a cui, oggi, troppo spesso, assistiamo. Il libretto, anch’esso scaricabile, è caratterizzato da una semplice, ma efficace, copertina di stampo gothic, e da una grafica abbastanza comprensibile, mentre le altre pagine sono corredate dalle fotografie dei musicisti e dal testo del pezzo con cui inizia il CD. Proprio alla canzone d’apertura, intitolata “Luciditas, semper luciditas!”, dedichiamo buona parte della recensione, non solo perché dura diciotto minuti, ma anche perché si tratta di un brano complesso, una denuncia contro l’isolamento in cui è relegato chi non pensa e non agisce come la società, un inno di esortazione a ragionare con la propria testa e a non massificarsi. Il pezzo presenta un’apertura terremotante, oscuro presagio della tempesta che sta per arrivare e dell’assalto che sta per infliggere alla coscienza di chi ascolta; segue un omaggio al teatro brechtiano, mescolato sapientemente ad influenze della canzone popolare romana, grazie ad una voce sarcastica ed espressiva. Si continua con riflessioni sociali e politiche, alcune volte condivisibili, altre discutibili, sicuramente provocatorie ed efficaci nell’intento di far camminare il cervello. Dopo aver abusato di campionamenti ed effetti digitali, riparte il metallo; il ritmo è doom, il testo un misto di latino, inglese ed italiano, dove Edipo e Nietzsche incontrano i Black Sabbath per il delirio finale. Si prosegue con “Font near the Ossuary”: ancora una cadenza doom, accompagnata da una voce disperata ed oltretombale, tra rallentamenti ed accelerazioni, per nove minuti di metallo allo stato puro. Un pianoforte malinconico e poetico è la struttura portante di “Hail Lefebvre!”, probabilmente in qualche modo dedicata all’arcivescovo cattolico scismatico: la voce, sofferta ed intensa, ci offre un finale altamente drammatico. “Lyturgical Obsession” mostra un solenne organo da chiesa in continua alternanza ad un’esplosione speed metal, aggressiva e furiosa. Segue “Reazione!”, in italiano, dove il punk rock funge solo da veicolo per il testo, intriso di odio, di certo scomodo e molto personale. Si chiude con lo strumentale “The Horrible Marquise”, impreziosito dal violino elettrico e con gli effetti di “…Dead Applause”. In realtà, c’è ancora una bonus track, cioè il brano iniziale, ridotto a cinque minuti, per chi non riesce a reggere la versione estesa, di cui abbiamo già scritto. In definitiva, un album intricato, variegato, lontano da qualsiasi standard e difficilmente catalogabile, che consigliamo a tutti i metallari, dai seguaci del glam agli amanti del grind, purchè si avvicinino al disco con la mente sgombra da ogni ideologia (se ne hanno una) o, in caso contrario, preparati alla possibilità di ricevere qualche influenza, oppure semplicemente uno shock; in generale, consigliamo il disco a chi, anche non condividendo il pensiero del gruppo, non ha paura di ciò che è diverso ed è aperto ad un’ottica differente da quella convenzionale. 75/100
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G. Volgar Dei Xacrestani: Voce e cori, violino elettrico, campana, effetti e campionamenti Anno: 2002 Sul web: |