Il progetto in questione proviene dalla fredda Russia ed è nato appena 7 anni fa, e propone un accettabile gothic metal dalle tinte morbide e barocche che si mescolano a ritmi veloci e sostenuti, in cui fanno capolino, a volte, il black ed altre il thrash o la pesantezza del doom death.
Inizialmente il concept si pronuncia chiaro e sognante su un soffuso doomy death melodico inasprito da atmosfere simil-black per poi spostarsi su lidi meramente doom death folk agevolati dalla vocalist soprano e dal flauto che scandisce gli accompagnamenti in modo del tutto artistico e sperimentale, ad impreziosire ulteriormente le chitarre acustiche ed il basso tecnico ma dal tocco delicato, il tutto è contrastato dagli inserti estremi e ritmici che alcune volte fanno capolino e dai soli di chitarra elettrica melodici ma al contempo taglienti e imperiosi. Gli arrangiamenti non sono male anche se in questo caso, il livello non è eccelso come per i Theatre Of Tragedy dei primi tempi ad esempio e giusto per fare un nome, ma siamo di fronte ad un gruppo che può fruttare di più e che invece pare accontentarsi di assomigliare ad un'altro o al filone heavy doom death in genere. Non sto parlando proprio di un flop, assolutamente, poiché il gruppo ne ha molte di frecce al suo arco e il disco è piacevole e dal sound importante ma dall’inizio alla fine si ha sempre la sensazione che dal primo brano in poi si abbia a che fare con una band europea e non russa, dico questo perché spesso la peculiarità di questo tipo di underground nascente è proprio distintiva del loro timbro ed impostazione oltre che della loro cultura tradizionale spesso presente anche in forma di musica. Sembravano convincenti certi ritmi puramente gothic ed anche la voce di accompagnamento maschile è spesso più delineante della stessa femminile che si basa sempre sugli stessi vocalizzi senza troppe variazioni e impostazioni originali e coraggiose, se poi aggiungiamo che il sound tastieristico e di pianoforte si assesta su lidi più barocco-rinascimentali di mero accompagnamento piuttosto che folk è abbastanza ovvio che il sestetto dovrebbe insistere una sperimentazione mirata lasciando il suo gothic e avvicinandosi maggiormente al folk con qualche sortita nelle atmosfere spettrali del dark black magari nelle trame e negli intrecci strumentali. Le atmosfere pompose e sulfuree quindi del primo brano compreso di intro (caratteristica questa comune ad altri 4 brani del disco) si avvertono da subito per poi esplodere in un eroico e sinfonico mix di impatto e fragorosa maestosità, "Towards Yuggoth" è sicuramente il pezzo più riuscito del set, dove si equilibrano tutte le influenze e lo stile propone qualcosa di diverso ed unico, una perfetta fusione dove tutto sta al suo posto e la musica non viene intaccata troppo dalla ruvidità della voce maschile né dalla troppa soavità di quella femminile, si inizia in pompa magna quindi con ben più di 6 minuti di musica che non sfianca l'ascoltatore ad infiacchisce per nulla l'impatto del sound... Successivamente si apre con la quasi naturale continuazione del brano tramite "Coming from Beyond" che da delicata sulle note di un chitarra acustica esplode con il trittico voce, flauto, chitarre distorte con la batteria e basso a scandirne i tempi e le tastiere a tappeto quasi riempitive come la diramazione delle foglie di un'edera. L'onnipresente trittico non ci lascerà più sino alla fine del disco, con l’alternanza di atmosfere gotico oscure, heavy death e puramente classicheggianti, i brani si faranno più duri nelle parti distorte, le tastiere ancora più pompose ed aggressive a favore di una più standard interpretazione e stesura dei brani, come dicevo prima dal sapore molto europeo. La band in parte delude per la linearità che si ripete ma in effetti questa è una costante del genere che essi perseguono quindi bisogna dargli del tempo, il potenziale c'è tutto anche in brani più snelli come "The Awakening of the Sleeping One" che ha un buon impatto anche se forse c'è un impasto da dividere meglio ma che lascia il suo effetto sibillino e potente, forse si dovrebbe rinunciare di più ai pezzi ruvidi death e scendere più a compromessi con il doom e magari il black metal senza esagerare, ma con raziocinio. Onestamente non mi sento di definire alla perfezione il loro genere perché non è ancora definito, è sicuro che ci sia uno scontro tra feedback estremi e altri puramente classici, lo dimostrano l'estrazione ed il retaggio dei 6 musicisti che fanno parte del progetto. Forse il disco perde punti con pezzi semplici come "The Prophecy: Rising Chaos" marziale brano thrashy death dalle retro-linee gothic che personalmente ritengo riempitivo più che determinate per l'economia del disco, si certo ci sono sempre i break dei solos liquefatti e le tastiere/piano che corrono quasi al passo con il flauto e di cui condivido i barocchisrmi e le silhouettes goth rock. Anche nella traccia "Seared by Eerie Might" le scelte si avvicinano al mood ‘blackie’ anche se alternato, ma la voce maschile resta pur sempre death growl il che per dei brani come questi che sono pur sempre gothic va più che bene, ma parlando del black melodioso in parte con i suoi intrecci avrebbe potuto abbellire e rendere più interessante almeno la parte finale del disco, il brano non colpisce sino in fondo ma fa capire le potenzialità del combo. I pezzi si spengono quasi della luce criptico soffusa ad attenzione della parte iniziale del cd e risaltano solo grazie alla prestazione sufficientemente precisa dei componenti, la finale "The Dreamlands" dallo sviluppo arpeggiato ed in crescendo si dilata con le parti strumentali puramente Paradise Lost oriented e scivola via scorrevole lasciando presagire un degno sviluppo e continuazione del progetto Evoken Thy Lords nome basato, così come le lyrics, sul concept di 'H.P. Lovecraft'. L’album è di buona fattura e quindi un buon esordio, diamo loro fiducia, a molti il cd piacerà anche per la sua veste grafica curata ed in versione digipack molto elegante da collezione. 80/100
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Alexey Kozlov: Voce, tastiere Anno: 2009 |