Disco complesso e articolato questo delle La Menade, riflessivo e di certo non banale, che evidenzia in sintesi un certo grado di studio e dedizione. Adesso, gridare al miracolo sarebbe prematuro e deleterio tuttavia siamo al di sopra della media nazionale (spesso mediocre). DisumanaMente è un disco dall'atmosfera cupa e potente, suonato egregiamente da 4 strumentiste capaci che riescono a mettere insieme musica e parole con sentimento e sentita convinzione. Il genere proposto è un metal alternativo in una commistione abbastanza personale con la darkwave ed una componente sintetica (elettronica) sempre dominanti, arricchite da distorsioni di chitarra e sezione ritmica cadenzata e ossessiva (a volte quasi gotica) proprio per dare l'idea claustrofobica del paradosso concettuale moderno e allo stesso tempo depressivo. Le vocals sono pulite, ruvide e teatrali, cantate in Italiano (fatta eccezione per l'ultima song). Devo ammetterlo, all'inizio ho snobbato il quartetto ma dopo vari ascolti l'interesse è cresciuto. Ovvio che la registrazione e la professionalità del prodotto facciano la differenza, comunque la varietà e la puntualità del prodotto nella sua struttura di certo non sono da sottovalutare. Non amo le metal band al femminile, non certo per preclusione, ma per due motivi: generalmente è difficile avere a che fare con ottimi musicisti; inoltre le vocals, specie nel metal, non rendono alla stessa maniera di quelle maschili, specialmente in ambito estremo. In aggiunta, è deprecabile la strumentalizzazione dell'aspetto femminile ai soli fini di marketing. Tutto ciò non vale certo per questa band: si può certo dire che, nel caso di specie, è l'ensemble che fa la differenza al contrario dei casi (pochi) in cui oggettivamente il vero talento di una 'frontwoman' è palese (esempi? Beh, chiudendo gli occhi, le prime che mi vengono in mente sono Siouxie, Eva 'O, Patty Smith, Diamanda Galàs, Lisa Gerrard, Lorena McKennitt, giusto per citarne alcune) ed è palese il coraggio di creare stile e sound personali, imponendoli senza scendere a compromessi. La Menade (il moniker non dona appieno il senso della musica che il gruppo esegue) ci offre un corollario abbastanza ispirato ove si fanno largo, tra ambientazioni e tappeti sonori dilatatati, chitarre e ritmiche imponenti, come squarci di rasoio su una tela d'arte moderna, votata però all'intimismo. Si aprono le danze con "Carne fragile", inizialmente sulfurea e sintetica, poi esplosiva con una buona dose di sound solido e capace di contrastanti ed intervallati momenti che destano immediata attenzione. La prima cosa che viene in mente è il frazionamento del pezzo a seconda delle sensazioni che si vogliono trasmettere. Compagine metal, quindi, ma estremamente sofisticata con influenze assai progressive e neo dark gotico oriented, oltre ad un buon apparato strumentale. La voce femminile e italiana, non è affatto così innaturale e sgradevole, cosa che succede, come detto, con altre bands. Nella successiva title track ci si addentra nel sound vero dell'album: ricca di strumenti elettrici che prendono il sopravvento in una valanga iniziale a cui segue una sezione ritmica sostenuta, presenta plastificate stratificazioni mistiche che si sposano ottimamente alle linee vocali con interessanti distorsioni delle chitarre. “Maschere” è una traccia che inizialmente pare pop rock atmosferico ma che poi diventa arcigna, nella sua suadente acidità: bel pezzo che, per un paio di minuti, sembra quasi esplodere in un thrash moderno pronto a deflagrare. "Fate di me" è una song quasi ordinaria con una soluzione omologata (atmosfera ed aggressività). La debolezza del brano è forse nella sua struttura, troppo schematica, nonostante un'ottima esecuzione, un drumming impattante e una interpretazione vocale molto evocativa. "La differenza" è davvero bello, inizialmente ammaliante e poi via via interessante: tuttavia ricorda echi di Siouxie and the Banshees (specie il ritornello vocale) nonostante il genere sia chiaramente metal-rock con un tappeto di tastiere interessante e una cantante/chitarrista che dimostra carisma e capacità di interpretazione: morbida quando serve e più 'cattiva' all'occorrenza senza per questo sbraitare con sbavature inappropriate. "Sogni e lacrime" ripete la massiccia velocità di alcune song: è più vivace, descrittiva eppure inaspettatamente funky, con 'thrashose' note e basso spedito e incalzante sino alla fine. Mono note di chitarre, basso e piano aprono "Nero Caos", song che risulta, tra tutte, la più alternative modern-metal-onirico con una trama synthetica quasi ipnotizzante in alcuni frangenti. Bello il refrain vocale, idoneo ad essere canticchiato dopo pochi ascolti, ed ottimo il lavoro della chitarra granitica che ha il compito di sciogliere ulteriormente l'atmosfera generale. "L’Assassino" si consuma gradualmente, come un acido che corrode la ruggine di un vecchio pezzo di ferro. Il brano risulta profondo e comunica angoscia interiore. Da sottolineare le sovrapposizioni vocali che donano un sound tipico della cultura di Seattle. Si arriva alla più tranquilla ed allegra (sono ironico -nda) "Boogeyman", una song labirintica con un sound ampio che quasi fornisce una sensazione surreale di spazio, merito forse delle tastiere, supportata da una ritmica di alto livello. Si conclude con il rifacimento in inglese di "Nero caos": a dirla tutta, la versione in Italiano è decisamente più gradevole (detto dal sottoscritto, uno che crede che l'unica lingua possibile nel metal e hard rock pesanti sia l'inglese...): comunque potrebbe rappresentare un percorso da intraprendere in futuro con maggiore convinzione e caparbietà. Cosa dire in conclusione? Ho proceduto con un'analisi song by song perchè il disco la meritava: ripeto, non un è miracolo discografico, ma fa davvero ben sperare per il futuro. Siamo in presenza di una band che ragiona e credo abbia un bagaglio di proprie idee lontano da camuffamenti e falsi sensazionalismi (trucchetti che generalmente nascondono pochezza e approssimazione). Le ragazze de La Menade si sono lasciate influenzare da differenti aspetti (metal, elettronica, dark wave rock, progressive ed anche crossover, a mio avviso) senza farsi corrompere e mettendo i puntelli su un registro che, per una volta, non suona troppo commerciale ma anzi, si dimostra capace di presentarsi in molteplici forme. Buon punto di partenza, quindi, questo DisumanaMente: è bellissimo constatare che per il genere proposto ci troviamo ampiamente al di sopra della sufficienza. Aspettiamo l'album della definitiva entrata nella scena che conta. Voto 70/100
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Tatiana: Voce e chitarre Anno: 2014 |