Servizio fotografico a cura di Luca Briganti
Il TPO ci ha ormai abituati ad una serie di eventi di prima grandezza. Non c'è il pubblico delle grandi occasioni ma un nutrito gruppo di affezionati a sonorità "non convenzionali".
ZEUS si manifesta sul palco sobriamente, con le sue barbe d'ordinanza. Luca Cavina, secondo tradizione, a petto nudo, Paolo Mongardi inforcando i suoi occhiali da sole luminescenti. Il tempo necessario a guadagnare gli strumenti ed ha inizio il percorso, il conflitto. E' evidente che la loro produzione su disco renda giustizia solo in parte alla potenza mostruosa di cui sono capaci. Doom, progressive, grind, math rock e venature death confluiscono in una sola idea musicale.
Un progetto spericolato che si regge sulla sapiente organizzazione di volumi e dinamiche. Velocità altissime che premono forte sulla ricerca della distorsione, preservando solo quell'embrione di cellula melodica in grado di garantire una struttura ed uno straccio di forma ai pezzi. La batteria devasta con una precisione chirurgica e un impatto terrificante, il basso è distorto e campionato, suonato ottimamente. Il combo non fornisce riferimenti, sposta continuamente gli accenti e i tempi. L'ascoltatore è scaraventato nel panico durante "Turbo Pascal" e la "hit(!)" "Grindmaster Flesh".
La parte finale dell'esibizione è formidabile, sorta di ring composition che chiude idealmente il pezzo d'apertura, piatti colpiti di taglio e corde sfiorate sulle armoniche, ma è solo la quiete che prelude all'apocalisse. Bravissimi.
Con un gruppo "spalla" del genere, si fa davvero dura per Obake.
Massimo Pupillo, basso sul disco, è sostituito nel tour dall'ottimo Trevor Dunn. E la creatura spettrale, dispiega rapidamente il proprio potenziale attraverso gli echi Sabbath di "Humane Genome Project" e i riff che cadono come macigni in "Dog Star Ritual". Lorenzo Esposito Fornasari carbura, muovendo dal growl cavernoso al recitato, Trevor Dunn disegna strutture angoscianti. Le parti vocali sono eclettiche, in grado di riservare inattesi sbocchi melodici, frammentazioni, urla distorte. Voce come strumento, tassello noise per nulla scontato nell'insieme.
In "Destruction Of The Tower" c'è la piena confusione di vocaboli distinti: elettronica e industrial-core . Dal vivo c'è più spazio per la dilatazione dei suoni da parte del bravo Bernocchi con l'innesto di alcuni pregevoli soundscapes. E' musica che ha una sua coraggiosa identità. La greve maestosità del doom permea tutti i pezzi contaminati da grindcore, sludge ed elementi dub. La sintesi è ben rappresentata dalla versione proposta di “The End Of It All”, introdotta lentamente da uno spigoloso mantra e presto scivolata in un vorticoso assedio grind e dalle cupe atmosfere dark della sperimentale "Grandmother Spider" disseminata da percussioni jazz dell'abile Balázs Pándi. Nessun bis ma grande serata.
Un ringraziamento particolare ad Offset e a Flavia Tommasini del TPO che ci ha gentilmente ospitati.
ZEUS
Luca Cavina: Basso
Paolo Mongardi: Batteria
Obake
Eraldo Bernocchi: Chitarra, elettronica
Trevor Dunn: Basso, elettronica
Balázs Pándi: Batteria, elettronica
Lorenzo Esposito Fornasari: Voce, elettronica
Data: 26/04/2012
Luogo: Bologna - TPO
Genere: Doom/Experimental