Tra gli ex membri dei Soft Machine che hanno intrapreso una carriera solista, Hugh Hopper è senza ombra di dubbio il più versatile e aperto alle nuove esperienze. Nessuna concessione al facile successo, nessuna virata pop come quella che in parte ha informato alcuni lavori di Kevin Ayers e di Robert Wyatt.
Proprio questa disponibilità a nuove collaborazioni di ogni genere lo ha condotto in questo Dune a sviluppare un album che potrebbe essere definito ai margini della musica puramente sperimentale. Ma se l'intenzione del recensore è di parlare di 'astrazioni' sonore, quelle elaborate all'interno di questo lavoro assieme ad Yumi Hara Cawkwell, ex psichiatra giapponese con studi di piano e di musica acustica ed elettroacustica, possiedono delle qualità molto notevoli in grado di evitare il trauma che potrebbero scontare le orecchie dei comuni mortali. Infatti, nelle combinazioni con la pianista e cantante giapponese, i ricami e i campionamenti snocciolati da Hopper sbocciano in un paesaggio che ha una luminosità non convenzionale. Dune, è in qualche maniera la figurazione vera e propria del deserto (nell'artwork). Insieme i due musicisti riescono a disegnare una realtà tangibile ma dai margini evanescenti nella quale l'ipotesi del miraggio appare visibile. E' un mondo altro nel quale i riverberi di un pianoforte quasi privo di strutture si intrecciano ad un basso multiforme e ad una voce che talora sussurra e a volte esplode in deliri degni di una divinità allucinata. Loop, campionamenti, effetti, tutto appare perfettamente misurato e mescolato ed innestato all'interno di una stanza piena di echi, una stanza in cui tutto appare ovattato, dilatato e drogato. E' un materiale sonoro articolato con creatività ed intuito impeccabili. Dune infatti non è un disco di musica ambient. Non è nemmeno tout court un album di musica improvvisata. Nonostante le forme sorprendenti che possono assumere, i dieci pezzi di questo album seguono strutture specifiche, contribuendo alla creazione di un clima fuori del tempo e dallo spazio, al confine tra due mondi distinti in cui le leggi della natura non hanno alcun effetto sui nostri sensi nè diritto di cittadinanza. 75/100
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Hugh Hopper: Basso, loops, elettronica Anno: 2008 |