Programma di sicuro interesse per questo appuntamento sinfonico del TCBO affidato ad una giovane bacchetta di assoluto valore, quella di Diego Ceretta, già protagonista di un'apprezzabile direzione in occasione della messa in scena dell'Elisir donizettiano lo scorso novembre.
Apertura con un'opera giovanile di Prokofiev in vena neoclassica, risalente al 1909, rivista dal compositore nel 1929. Il direttore offre un'esecuzione vivace, più sottilmente sfumata e ricca di dettagli, ma con uno spirito fresco e spontaneo. L’orchestra del Comunale fornisce un suono vivido e ben bilanciato. Ceretta non affretta i movimenti esterni, come fanno tanti altri direttori. L'arguzia e l'eleganza del primo movimento emergono in modo così naturale, grazie al fraseggio sottile e alla valida esecuzione dell’orchestra. L'interpretazione contiene accenti appropriati e un uso sottile delle dinamiche regalando il giusto carattere sognante al Larghetto ed un finale energico con archi e fiati precisi ed eleganti. Il “Concerto per violino, corno, pianoforte e orchestra” si presenta come un’opera di notevole coraggio per il repertorio musicale contemporaneo. Campogrande, noto per le sue opere che spesso indagano le forme tradizionali in chiave moderna, si produce in un lavoro che si inserisce in un contesto poco scandagliato per questa tipologia di concerto. A differenza di molte altre soluzioni orchestrali, quella con violino, corno e pianoforte è raramente eseguita, rendendo quest’opera un evento di assoluto interesse per l’ascoltatore. La violinista Francesca Dego, il cornista Martin Owen e il pianista Alessandro Taverna, tutti attivi a livello internazionale e protagonisti della prima esecuzione, riescono ad esaltare la composizione grazie alla notevole esperienza internazionale e alla raffinata espressività apportando ciascuno una elaborata identità timbrica e una ricca eredità musicale che garantisce un dialogo solido e profondo con l’orchestra bolognese anche nell’ottimo bis del Trio in mi bemolle maggiore di Brahms. L’Ottava, forse la più "ceca" delle sinfonie di Dvořák, è diretta con grande esuberanza nella gestione dei vari temi da parte di Ceretta nel quadro di suoni bucolici ben tratteggiati dal flauto. Di rilievo l’Allegretto grazioso con la dumka del terzo movimento gestita brillantemente. Molto buona la prova dei corni nel finale e il fraseggio deliziosamente caldo delle variazioni appena prima della chiassosa coda. La musica suona affascinante e bucolica, lirica, ritmata e popolare nella sua delicatezza molto orientata sulle soluzioni proposte da Barbirolli o Kertesz.
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Diego Ceretta direttore Alessandro Taverna pianoforte Francesca Dego violino Martin Owen corno Musiche di Campogrande, Prokof'ev, Dvořák
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