Quando uscì nel 2001 l'eccellente album dei No-Man Returning Jesus, si disse che Steven Wilson era stato toccato da un irripetibile stato di grazia. Era difficilmente riproponibile infatti un bel lavoro come quello realizzato con i Porcupine Tree l'anno precedente (Lightbulb Sun) e si avvertiva che in seno al binomio costituito con Tim Bowness il nostro cominciava a prendere il sopravvento.
C'era ritmo, Chris Maitland prestava ancora i suoi servigi e i No-Man guadagnavano la fama di gruppo pop. Non bisogna però incorrere nell'errore di credere che questo nuovo Schoolyard Ghosts possa risultare per respiro equiparabile a Together We're Stranger (2003).Temperati certi slanci ardimentosi dei Porcupine Tree e intenzionato a ricomporre il suo connubio artistico con Tim Bowness e ad intrecciare il suo percorso in Italia con Giancarlo Erra (anche per lui nuovo album con i No-Sound), Steven Wilson ha diluito la violenza dei suoi riffs. Se si eccettuano infatti alcuni echi dei Nine Inch Nails all'interno di Pigeon Drummer, senza dubbio il pezzo più inquietante dell'intero album, il tema dominante risulta essere la grazia, la contemplazione musicale e il dolce peregrinare. In questi termini, occorre precisare che la band si esprime meglio che mai. I brani risultano lunghi, ma senza risultare marcatamente contemplativi come nell'album precedente, solidi ben scritti e prodotti, e malgrado una sottile impressione che tutto si richiami a vicenda, piuttosto variegati. Il fulcro dell'album è il bello. Così All Sweet Things è una declinazione classica dei No-Man, ad esser pignoli un pò troppo lineare, Beautiful Songs You Should Know composta da Bowness ed Erra spinge l'album un gradino più in alto offrendoci un perfetto amalgama tra il pop classico caro a Steven Wilson con chitarra classica, riverbero in ogni stadio e linea sinfonica e le strutture predilette da Tim Bowness. E se Pigeon Drummer risulta essere forse il brano meno determinante, è invece il pezzo centrale del disco, Truenorth che vale da solo il prezzo dell'intero opus. Tredici minuti di puro benessere, una sorta di delicato progressive in cui più strumenti, il flauto incantato di Theo Travis, lo yang t’chin di Fabrice Lefebvre, il tutto sotto l'oculata direzione della London Session Orchestra a cura di Dave Stewart, si intrecciano in una notevole maestria di raffinate armonie. La seconda porzione dell'album è una ideale prosecuzione del viaggio. Steven Wilson innesta un pò di elettricità nella sua chitarra. Song Of The Surf potrebbe richiamare i Porcupine Tree dell'era K-Scope, Streaming invece suona un pò minimalista ma riuscita mentre Mixtaped conclude l'album in maniera decisa e convincente anche grazie all'apporto di Gavin Harrison dietro le pelli per un finale simpaticamente venato di blues. Meno pop di Returning Jesus, più raccolto e melodico di Together We're Stranger, Schoolyard Ghosts è un buon album, piuttosto elegante e raffinato e ben congegnato. La musica dei No-Man non è propriamente di facilissimo accesso. Ma una volta al suo interno, perdervisi è sempre benefico. 82/100
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Tim Bowness: Voce, mellotron, piano, chitarra Anno: 2008 |