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Stephen Parsick
Traces Of The Past Redux

Stephen Parsick, ormai nostro affezionato lettore oltre che ispiratore, può essere definito un duro e puro della musica sintetizzata analogica, e questo aspetto si evince chiaramente all'interno delle sue numerose composizioni. Dopo aver sperimentato alcune soluzioni più ricche di ritmo quali Trancesession (1995) a fianco di Lambert Ringlage, decide di dedicarsi interamente ad un esercizio di stile quasi un atto di devozione nei confronti del grande polistrumentista Klaus Schulze. Traces Of The Past Redux potrebbe infatti intitolarsi indifferentemente "Ritorno al 1976" apparendo tanto lampante il richiamo a questa epoca.
Dopo l'eccellente collaborazione con il già menzionato Ringlage per Trancesession, probabilmente uno dei migliori lavori in assoluto di Stephen Parsick, le aspettative sono doverosamente cresciute e questo Traces Of The Past Redux si candida a rimanere anche più a lungo nei vostri lettori CD.
Nella maggior parte delle tracce dell'album infatti Klaus Hoffmann-Hoock, prelevato dai Mind Over Matter, riesce a creare parti di chitarra tra le più belle che abbia mai avuto modo di ascoltare su di un album di synth, mescolandole con sapienza alle textures ed ai ritmi altrettanto raffinati senza sopraffarli. Gli ammiratori delle sonorità più quiete tipiche di Edgar Froese o di Manuel Gottsching probabilmente risulteranno particolarmente impressionati da questo lavoro.
Submerging costituisce il pezzo di apertura conducendoci all'interno di un'ambientazione analoga a quella del periodo di Cyborg o Timewind di Klaus Schulze. Ci troviamo in presenza di musica atmosferica di altissimo livello, che muta costantemente e palpita delicatamente.
All'interno di Close Beneath The Surface il suono della chitarra modula la sua intensità mentre il brano costruisce un suo ordine senza mai diventare eccessivamente dominante, permettendo al synth di narrare musicalmente una vicenda e accontentandosi di svolgere un ruolo di supporto essenziale.
Cosmic Jellyfish e Green Depth gettano un ponte sonoro con uno stile analogo alle precedenti tracce, una sorta di preludio teso a guadagnare nuova tranquillità per l'ascoltatore prima della tempesta determinata dai venticinque minuti fiume e stupefacenti di Totem Poles. Dopo pochi minuti di solare linearità infatti il brano esplode come una eruzione cromosferica apportandovi vita.
Resa torbida da principio, Hydra estende le sue ali melodiche attraverso strati del suono sintetici, evolve progressivamente su armonie fluttuanti, gli incantesimi dei saggi del cosmo colpiscono ora attraverso il fluido flusso elettronico richiamando le atmosfere più toccanti ed intime nei soundscapes di Robert Fripp in Love Cannot Bear.
Ashram muove da un'introduzione spaziale alimentata da accordi fluttuanti. La sei corde di Klaus Hoffmann-Hoock appare colmare tutti gli spazi e si insinua tra i soffi leggeri di un synth discreto. Un sequencer greve e incalzante si impadronisce del ritmo che volteggia furiosamente su una chitarra ipnotica che domina l'atmosfera attraverso sonorità fuse alle linee di un basso ritmico.
Una bel cambio con strati di onde che si evolvono nei meandri atmosferici che richiamano la musicalità turbinosa dei Pink Floyd dell'era maggiormente psichedelica.
Un greve incedere caratterizza The Keeper Of Time, avvolge il tempo nel quadro di un'atmosfera dove superbe striature sintetizzate ornano una notte astrale. Il vento lunare soffia su questo tempo anestetico e rallentato mentre i primi accordi filtrano in un riverbero che si mescola perfettamente ad una base con progressione sensuale.
Il piano di Stephen Parsick è di una dolcezza casta su un mellotron denso, dai rivoli sensibili che si fondono in perfetta simbiosi con un movimento in crescendo di infinita tenerezza.
Anche Quicksilver Sea è un pezzo chiave dell'album, costruito su avvolgenti ed aperte linee di chitarra e sonorità del Mellotron. Stephen Parsick grazie alla raffinata maestria nell'uso del sequencer riesce a comporre uno dei brani più rilassanti mai ascoltati nella sua pur vasta produzione.
In conclusione abbiamo la title-track Traces Of The Past che appare migliore rispetto alla versione della Colours Compilation Of Electronic Soundscapes; inquietante e piena di sofferenza. Tra i migliori Stephen Parsick di sempre.



Stephen Parsick: Keyboards, Synthesizers, Mellotron, Organ, Strings, Sequencers And Rhythm Computer
Klaus Hoffmann-Hoock: Lead, And Rhytm Guitar

Anno: 2007
Label: Doombient Music
Genere: Experimental

Tracklist:
01. Submerging
02. Close Beneath The Surface
03. Cosmic Jellyfish
04. Green Depth
05. Hydra
06. Ashram
07. Totem Poles
08. The Keeper Of Time
09. Quicksilver Sea
10. Traces Of The Past

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