Home Recensioni Live Keith Tippett Duo - C.S. Pietro, 19 Marzo 2011

Keith Tippett Duo
C.S. Pietro, 19 Marzo 2011

Castel San Pietro (BO), 19 Marzo 2011 - Teatro del Cassero
Photo Courtesy: Alessandro Achilli/Musica Jazz

All'interno della cornice del Crossroads Festival, presso il grazioso teatro del Cassero di Castel San Pietro Terme, c'era grande attesa per l'esibizione di Keith Tippett e Louis Moholo, due artisti che hanno contribuito profondamente alla emancipazione del jazz inglese nell'ultimo mezzo secolo.
L'apertura della serata è stata affidata al bravo pianista Federico Squassabia che ha proposto da solo un set piuttosto articolato di pezzi di sua creazione, intervallati da qualche standard di Duke Ellington (Take the "A" Train, Sophisticated Lady) rivisitati in una chiave piuttosto originale. Squassabia predilige evidentemente (e deliberatamente) nella scrittura forme relativamente semplici, con l'intento di liberare la sua musica in direzione di un uditorio piuttosto trasversale. Ampio uso dei bassi e linee melodiche ridotte, destinate pian piano ad articolarsi. Molto apprezzato dal pubblico.

Poi è la volta di Keith Tippett, che, dicevamo, può essere indicato tra i principali elaboratori di un jazz non semplice, d'avanguardia per incasellarlo, che nel corso di almeno la seconda porzione degli anni sessanta, originò nel Vecchio Continente alimentandosi di volta in volta di parecchie suggestioni provenienti dal free d'oltre Atlantico.
A tal proposito appare imprescindibile rammentare la robusta militanza di Moholo nel folto nugolo di musicisti sudafricani che nel medesimo frangente storico decisero di volare alla volta della city londinese al fine di sottrarsi dalle grinfie del vergognoso apartheid e fecero la loro comparsa nel quadro dell'avanguardia, promuovendo un simmetrico e proficuo scambio che alla spensieratezza costruttiva del free associò lo spiccato elemento ritmico, l'esercizio musicale e l'intera ricchezza rappresentata dalle origini della cultura musicale africana. Il connubio tra Moholo e Keith Tippett si sviluppa da quel momento, quando i due, all'epoca del progetto Centipede collaborarono in alcune occasioni, e si è andato reiterando durante gli anni in numerosissime occasioni quando più tardi fu il batterista del quartetto messo insieme da Tippett con Elton Dean e Harry Miller.

Le chiavi di comunicazione musicale adoperate da Tippett sono costituite da uno stile pianistico pregno, variegato e nel medesimo tempo armonico e misurato; nel suo seno innesta un crogiuolo molto ampio fatto di richiami all'intera storia del jazz, ammiccamenti al blues di McCoy Tyner o Thelonious Monk, le scelte più ardite del free. E però, l'insieme, è sempre amalgamato in maniera equilibrata, tutto è raccordato da una spiccata musicalità, da un costante interplay e sonorità calorose. In questa occasione, pur circoscrivendo l'esibizione a non più di tre quarti d'ora e dilatandola senza soste in una unica sessione, il loro concerto si è proposto come una ventata di novità e di recupero delle origini: potremmo definirla come una summa compendiaria di cosa significhi il termine jazz inteso come anelito più reale e radicato incarnato dalla fusione di due sentimenti privati saldati e confusi in un sentimento congiunto.
Così, lo spettacolo proposto contiene i germi del jazz di maggiore qualità: rodato affiatamento, energia, afflato vitale, merce rara per intenderci. L'articolazione è fluente, la gestazione lineare e lo spunto creativo privi di farraginosità; Tippett sui tasti fa balenare, di tanto in tanto, echi di standard e rievocazioni di pilastri della storia del jazz, addensati in idee armoniose ed omogenee.

Persino le spigolosità usate da Tippett e connaturate alla sperimentazione d'avanguardia, cassa armonica percossa con le mani, corde del pianoforte pizzicate con le dita, apparivano integrate fluentemente in un linguaggio d'assieme di grande musicalità. Louis Moholo, del pari, è energico ma versatile e leggero; la timbrica risulta pregiata e l'impiego del fraseggio ha una spiccata predilezione per le poliritmie di chiara matrice africana. Il feeling tra i due è risultato notevole, con Tippett sostenuto sapientemente nelle sue creazioni da un Moholo poliedrico e raffinato. Due leoni insomma, ma soprattutto due grandi amici anche lontano dai riflettori.

 




Keith Tippett: Piano, Direzione
Louis Moholo: Batteria

Opening Act: Federico Squassabia: Piano

Data: 19/03/2011
Luogo: Castel San Pietro - Teatro del Cassero
Genere: Jazz

 

 

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