Home Recensioni Live Orchestra del Teatro Comunale - Bologna, Auditorium Manzoni, 16 marzo 2025

Orchestra del Teatro Comunale
Bologna, Auditorium Manzoni, 16 marzo 2025

Nella storia della musica e nell'immaginario collettivo, è più probabile che il Requiem sia tradizionalmente associato alla potenza del Dies irae di Mozart o alle soluzioni di Fauré, Verdi e Berlioz.

Tuttavia, il pensiero retrostante alla proposta di Brahms è di assoluto fascino, perché non elabora una composizione nello stile più tradizionale. Seleziona personalmente i testi del suo Ein Deutsches Requiem e compone musica che non trascura la consolazione. Del resto, un aspetto fondamentale del genio di Brahms è sempre stato la sua straordinaria capacità di raggiungere la novità entro i confini della tradizione. Il testo dell’opera è infatti una raccolta di estratti, leggermente adattati, dalla Bibbia di Lutero, fortemente orientati al conforto per gli afflitti piuttosto che alla richiesta di salvezza per i defunti. Di conseguenza, la sua lettura ed esposizione musicale non può risolversi in un approccio meramente "monumentale", ma piuttosto in uno più "umano", perché in ogni movimento di questo suo Requiem il dolore danza con il conforto, le lacrime si mescolano alla gioia e il transitorio appassisce mentre l'eterno permane. Felice la prestazione del coro bolognese, preparato da Gea Garatti Ansini: preciso ed espressivo. Le note iniziali di “Selig sind, die da Leid tragen” suonano squisite. Dal nulla più silenzioso emergono i primi colori; aperto e pieno di speranza, il suono scivola senza soluzione di continuità verso il primo mezzoforte. I lunghi versi sono cantati in modo fluido e costante. L'equilibrio sonoro è rotondo e armonioso, l'articolazione chiara. Le fughe sostanziali che concludono il secondo, il terzo e il sesto movimento sono molto ben eseguite: c'è peso nel tono quando richiesto e un contributo significativo alla radiosità del movimento conclusivo.


L'orchestra estrae affascinanti valori cromatici: suoni celestiali di arpa, ottoni minacciosi, legni confortanti, archi lamentosi, esplosioni di impeto. L’“und kommen mit Freuden und bringen ihre Garben” appare veramente vivace nel primo movimento, cristallino, con archi bilanciati in direzione dei violoncelli e molti contrasti dinamici emozionanti. Il contrappunto nelle fughe è ben definito e il suono degli ottoni pieno. Il baritono Liviu Holender canta bene: ha un tono fermo e impiega un'ampia gamma dinamica, regalando un buon effetto espressivo nella declinazione di “Herr, lehre doch mich”. È altrettanto all’altezza nel sesto movimento: buona la sua prova, senza tensione sui fa acuti, risulta maestoso e autorevole, ma anche dilaniato dai dubbi spirituali nell’esposizione. La prova del soprano Valentina Farcas nel quinto movimento "materno", “Ihr habt nun Traurigkeit” è incantevole: la dizione tedesca è limpida e chiara, il fraseggio elegante ma non forzato e c’è un sostegno preciso della linea melodica, associato a un impiego misurato del vibrato in grado di sostenere costantemente la potenza espressiva. Gli ultimi due movimenti sono vivaci e sicuri: il coordinamento è eccellente, con adeguati equilibri tra le sezioni corali e l'orchestra. “Herr, du bist würdig” ha spinta e slancio; qui il coro tesse una linea senza soluzione di continuità sul ripetuto “von nun an”, creando un'aura di suono encomiabilmente angelica e trascendente. Hartmut Haenchen dirige l'opera con un respiro profondo e con tempi moderati, ma in definitiva molto appropriati. Nel secondo movimento opta per alcune soluzioni con archi puntati, più enfatiche e a tratti solenni. La musica fluisce e pulsa in modo ben proporzionato e significativo, a volte persino drammatico, come in “Denn alles Fleisch, es ist wie Gras”, ma sono gli elementi meditativi e interiorizzati a travolgere ed esprimere pienamente la dimensione spirituale della composizione. Si assicura, inoltre, che le fughe che concludono alcuni movimenti abbiano sempre uno slancio intenzionale e non risultino, come talora accade, pericolosamente stagnanti. Scandisce, infine, in modo intelligente le transizioni tra vivace e allegro, aumentando la tensione senza mai compromettere la precisione contrappuntistica.


Foto: Andrea Ranzi

 


direttore: Hartmut Haenchen


soprano: Valentina Farcas


baritono: Liviu Holender


maestro del coro: Gea Garatti Ansini


Orchestra e Coro del Teatro Comunale Bologna


musiche di Johannes Brahms

 

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