I personaggi di Tosca hanno una connotazione densa e stratificata, e nel loro intrecciarsi ci consentono di esplorare tutti gli aspetti del loro sentire, per quel che dicono ma soprattutto per come Puccini li colora, usando la tavolozza dell’orchestra con un’abilità commovente.
Mario Cavaradossi è un personaggio appassionato: della sua fede politica, al punto di sacrificare la vita, e della sua Tosca, cui dedica le arie tra le più celebri di tutto il repertorio operistico. Floria Tosca stupisce perché riesce a tenere insieme aspetti che sono socialmente additati come contraddittori: vive una grande passione per il suo uomo, un trasporto autentico pregno di carnalità che esprime in ogni contesto, anche in Chiesa, luogo di preghiera e d’amore, nella sua visione umana. E tutto sta incredibilmente insieme, si compenetra tra pizzicati leggeri e melodie dolcissime, tra gelosie e rassicurazioni. Non c’è contraddizione tra terreno e spirituale, c’è umanità, complessità, forza, coraggio e tantissimo amore per lui, per la musica, per la vita. Puccini lo sa e lo evidenzia con una scrittura in cui, a seconda di quello che accade sul palco, alterna strumenti, stratifica, svuota, dilata, saetta e sussurra. L’amalgama del suono è fondamentale in questa musica, la ricerca della rappresentazione più autentica dei personaggi viene in gran parte resa vana dalla costante rigidità del gesto direttoriale di Oksana Lyniv, che costringe l’orchestra a un suono duro e non rende giustizia alla necessaria duttilità della partitura. La direzione chiama costantemente sonorità forti e imponenti, con gesti spesso inutilmente ampi, di sicuro effetto scenico ma davvero poco efficaci per l’orchestra, anche quando la dolcezza e l’intimità della narrazione e della scrittura richiederebbero una conduzione in punta di dita, appena accennata nelle linee espressive. Nel terzo atto il quartetto di violoncelli, una delle pagine più intense mai scritte per l’opera, riprende e sviluppa il tema d'amore del primo, anche se in un'esecuzione meno coinvolgente dello scorso luglio. Nella rappresentazione del 29 aprile al Teatro Nouveau di Bologna sono molti gli elementi convincenti: regia e costumi aderenti al libretto e al contesto storico, giochi di piani scenici che sfruttano al meglio le dimensioni ridotte del palco, luci curatissime ad esaltare i colori vividi degli abiti e dei dipinti, anche nell’alternanza tra le luci calde che accompagnano le figure positive e luci fredde, improvvise, all’ingresso di Scarpia. Di ottimo livello vocale i cantanti Roberto Aronica (Mario Cavaradossi), Carmen Giannattasio (Floria Tosca) e Gabriele Viviani (Scarpia), spesso però schiacciati da sonorità eccessive dell’orchestra. Spicca in particolare Carmen Giannattasio per eleganza nel fraseggio e sicura presenza scenica. All’uscita da teatro resta una buona impressione dello spettacolo e un po’ di rammarico per aver sentito solo a tratti la commozione profonda che la partitura di Tosca, nella sua perfezione, promette sin dalla prima nota. Un’occasione vissuta a metà, come sempre accade quando si lascia il cuore sullo sfondo. Foto: Andrea Ranzi
|
“TOSCA” Melodramma in tre atti su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, dal dramma storico La Tosca di Victorien Sardou. Musica di Giacomo Puccini Floria Tosca CARMEN GIANNATTASIO Mario Cavaradossi ROBERTO ARONICA Il barone Scarpia GABRIELE VIVIANI Cesare Angelotti CHRISTIAN BARONE Il Sagrestano PAOLO MARIA ORECCHIA Spoletta PAOLO ANTOGNETTI Sciarrone NICOLÒ CERIANI Carceriere CHRISTIAN BARONE Un pastorello CAMILLA BARAVELLI SABENA Orchestra, Coro e Coro delle Voci Bianche del Teatro Comunale di Bologna Direttrice Oksana Lyniv Maestro del Coro Gea Garatti Ansini Maestro del Coro delle Voci Bianche Alhambra Superchi Regia Giovanni Scandella Scene Manuela Gasperoni Costumi Stefania Scaraggi Luci Daniele Naldi Produzione del Teatro Comunale di Bologna
|