Poche eroine letterarie moderne possono vantare un fascino così duraturo o un'influenza così ampia come Manon Lescaut.
Il romanzo dell'abate Prévost, pubblicato per la prima volta nel 1731, è un catalogo dell'amore in tutte le sue forme: amore giovane e idealista, amore minacciato dai rivali, amore tradito, amore osteggiato da genitori e autorità e amore come devozione spirituale e combustione carnale. Nella declinazione di Puccini, lontana da quella di Massenet e poco interessata ai retroscena dei singoli protagonisti e alle considerazioni storiche, Manon e Des Grieux presiedono il pantheon operistico degli "amori folli"; l’indagine è tutta concentrata sulla loro passione ed echeggia in quella di Violetta e Alfredo ne La traviata, e di Mimì e Rodolfo ne La bohème. A questo complesso titolo viene affidato il compito di aprire la stagione operistica del Teatro Comunale di Bologna 2024. Il regista Leo Muscato propone una regia apprezzabile, tradizionale ed essenziale, facendo di necessità virtù e sfruttando la profondità e la lunghezza del Nouveau con una sola scena fissa nella quale collocare tutta la narrazione postdatata nell’Ottocento. Le luci nei primi due atti sono nitide e fredde, negli altri due virano dal rosso al marrone tra la desolazione delle dune; interessante nel terzo atto l’idea dell’imbarco su una nave non visibile attraverso una passarella in controluce e nel quarto la scelta di tratteggiare il dramma nel deserto americano permeandolo attraverso sapienti tagli di luce e valorizzandolo con quinte specchianti. Erika Grimaldi, come Manon, impressiona nei passaggi profondi per il fascino del timbro e per alcuni pianissimo morenti tenuti ottimamente non trascurando mai gli ornamenti per dirigersi spedita alle note di testa. Conquista per la pienezza dei centri e la vibrante espansione del registro acuto disegnando una Manon in continua evoluzione: scaltra e civettuola dapprima, in seguito sinceramente innamorata e appassionata. Ha affrontato con fluidità e solidità di fraseggio le trappole soliste de "In quelle trine morbide" nel frivolo secondo atto e la drammatica "Sola, perduta, abbandonata" del quarto e gli intensi duetti amorosi con Des Grieux. Di assoluto pregio il canto legato al cambio di tonalità in “O mia dimora umile” e il si bemolle sfoderato nel “Gaia, isolate”. Nella scena di Minuetto ha mostrato un raffinato rubato, un trillo preciso ed un gran trasporto emotivo nel "Non m'ami più!" alla ricomparsa di Des Grieux connotato da autentica sofferenza. Luciano Ganci tratteggia una brillante interpretazione di Des Grieux da vero tenore lirico spinto coniugando accento passionale e varietà espressiva. Dotato di uno strumento ricco di armonici ed una voce potente ed argentina, sempre solida nella proiezione e nel fraseggio, non teme per volume neanche i forti orchestrali. Raffinato il suo “Tra voi belle” non veemente, ma attaccato in pianissimo, ed elegante e con il giusto slancio nel si bemolle del “Deh, non cessar” durante il “Donna non vidi mai”. Il baritono Claudio Sgura ha cantato lo spregevole ruolo di parassita e sfruttatore incarnato da Lescaut con una caratterizzazione convincente e una solida intonazione nel registro medio. Di valore la resa dell’ “In voi un affetto di padre!” e del successivo “A chi lo dite” con Geronte seguendo correttamente l’indicazione “con finezza” di Puccini. Anche “Una casetta angusta” nel secondo atto è stata cantata mellifluamente con alcuni bei fa diesis acuti. Il veterano Giacomo Prestia si distingue invece per un sapido Geronte di Ravoir dal bel timbro e mai incline ad effetti caricaturali nella sua definizione del personaggio. Bene le parti di contorno, con menzione particolare per l’Edmondo di Paolo Antognetti e il sempre ottimo Bruno Lazzaretti relegato, ahimè, nell’esiguo ruolo del maestro di ballo. Peccato invece per Cristiano Olivieri come Lampionaio che inciampa nella puntatura acuta della sua bella canzone. Infine Costantino Finucci, come Comandante di Marina, ha ostentato un basso potente con un si basso naturale davvero risonante nel pietoso e ferale "Sia pur". La direttrice Oksana Lyniv è apparsa più a suo agio in alcune trame tributarie del wagnerismo del Tristano e Isotta privilegiando una certa fredda precisione di cui anche l’Orchestra del Teatro Comunale sembra risentire rispetto alla ricchezza di colori complessiva della partitura arretrando di fronte ad alcuni effetti veristici della scrittura. Una lettura a tinte forti, dalla caratterizzazione tipicamente sinfonica che finisce per schiacciare eccessivamente il trasporto sentimentale pucciniano, anche nello splendido Intermezzo, e penalizzando, ad esempio, il contrappuntistico gioco dei fiati nel primo atto. Il “No! No! Pazzo son!” del terzo atto manca di drammaticità e non supporta adeguatamente il pathos dell’azione sul palcoscenico. Discutibile e soporifera anche la scelta di staccare alcuni tempi dilatati, come in occasione del 6/8 di apertura, nel preludio giocoso del flauto del secondo atto - un allegretto moderato - che dovrebbe sostenere e non disinnescare una cornice sonora naturalmente incalzante e leggera. Il coro diretto da Gea Garatti Ansini ha illuminato la messa in scena del primo atto con pastelli appropriati e in seguito con macchie a tinte forti sulla banchina di Le Havre che precede la deportazione. Attraverso di essi sentiamo Puccini costruire la sua trama lirica intrecciandola alla struttura wagneriana e inserendo frammenti della sua musica precedente – corale e madrigale – in questa sua nuova avventura operistica. Foto: Andrea Ranzi
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Manon Lescaut Dramma lirico in quattro atti Libretto di Ruggero Leoncavallo, Domenico Oliva, Giulio Ricordi, Luigi Illica, Marco Praga, Giuseppe Giacosa e Giacomo Puccini Musica di Giacomo Puccini Direttrice Oksana Lyniv Regia Leo Muscato Maestro del Coro Gea Garatti Ansini Scene Federica Parolini Costumi Silvia Aymonino Luci Alessandro Verazzi Personaggi e interpreti: Manon Lescaut Erika Grimaldi Lescaut Claudio Sgura Renato Des Grieux Luciano Ganci Geronte Di Ravoir Giacomo Prestia Edmondo Paolo Antognetti Il maestro di ballo Bruno Lazzaretti Un musico Aloisa Aisemberg Un lampionaio Cristiano Olivieri Un comandante di marina Costantino Finucci L’oste / Un sergente degli arcieri Kwangsik Park Nuova produzione del Teatro Comunale di Bologna Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna
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