Bellissimo esordio discografico per questo trio di virtuosi provenienti dall’Indonesia, capaci di passare con disinvoltura dalla fusion della Mahavishnu Orchestra, al jazz-rock dei primi Brand X, pur in totale assenza – circostanza, questa, nient’affatto trascurabile - di violini, sassofoni o tastiere.
Il range musicale poc’anzi descritto è particolarmente evidente in almeno un brano, “Etude Indienne” ove i voli pindarici compiuti sulla tastiera della chitarra ricordano i complessi mosaici sonori costruiti dal McLaughlin più ispirato mentre, allorquando il chitarrista Agam Hamzah lascia anche al basso l’opportunità di esprimersi, il binomio che si concretizza evoca l’efficacia espressiva della indimenticata coppia Percy Jones/John Goodsall.
L’innegabile substrato tecnico che caratterizza questi tre musicisti, inoltre, permette loro di cimentarsi in rivisitazioni di composizioni classiche senza il minimo rischio di apparire pretenziosi o arroganti: è il caso del brano “Stravinskij” ove, su un’ossatura di propria ideazione, vengono citate - in misura del tutto distorta, a tratti snaturata - opere di Igor Stravinsky (da cui il titolo del brano) e di Johann Sebastian Bach (le cui musiche vengono proposte in chiave intimista, efficacemente contratte in una breve introduzione per solo basso). Ne consegue che, in virtù dell’innegabile competenza, delle temerarie ambizioni e dell’immensa creatività palesati in questo eccezionale esordio discografico, chi scrive tributa una sentita standing ovation al trio asiatico, doverosamente sublimata dal voto elevato sotto riportato. 94/100
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Agam Hamzah: Chitarra Anno: 2012 |