Una carriera ultra trentennale, 13 album all’attivo ed oggi sono ancora con noi a non farci dimenticare il vero southern rock.
La loro storia inizia nel lontano 1971 e riescono ad arrivare al contratto con la Epic però solo nel 1977 e l’anno successivo danno vita a quello che è il loro primo vero lavoro “Molly Hatchet”, prodotto da Tom Werman, che in precedenza aveva già lavorato con artisti del calibro di Cheap Trick e Ted Nugent. Il vero successo negli States arriva negli anni ottanta, con lavori come “Take No Prisoner”, “No Guts…No Glory” e “The Deed Is Done” che diede loro modo di farsi conoscere negli States. Ma doversi confrontare con portabandiera del genere che portano il nome di Lynyrd Skynyrd, Black Foot, 38 Specials, Outlaws, Allman Brothers Band, solo per citarne alcune, era veramente dura e la loro carriera è sempre stata segnata da alti e bassi e da vari cambi di line up. Ma la band non ha mai mollato e da veri sudisti, hanno sempre continuato per la propria strada, con uno zoccolo duro di fans che non li ha mai abbandonati. Arrivano in questo 2010, al loro tredicesimo lavoro (senza contare i numerosi live e le raccolte) e bisogna ammettere che la caparbietà di portare avanti il proprio discorso musicale è solo da ammirare, perché Justice ci riconsegna i Molly Hatchet in grande forma e non rinunciano al loro southern rock, a volte crudo, ma egregiamente suonato da ogni elemento del gruppo. Justice è quindi un ritorno al passato, un disco che miscela sapientemente southern rock, rock blues e rock and roll e che vuole essere retrò, ma anche al passo con i tempi, grazie ad una produzione all’altezza. I punti di forza del cd sono “Been To Heaven, Been To Hell”, opener song elettrizzante e divertente, praticamente puro rock’n’roll, “Gonna Live ‘Till I Die”, lungo brano, con un grande guitar work ed ancora “Fly On Wings On Angels (Somer’s Song)”, splendida song molto intensa, che narra di una bambina trovata uccisa a soli 7 anni, sicuramente per pedofilia e qui emerge il grande impegno civile della band ed anche musicalmente il brano sa farci emozionare e la title track, altro pezzo forte del cd, dedicato ai fratelli Dalton, un viaggio nel Far West. Moto belle le divagazioni strumentali, dove le tastiere ed il piano di John Galvin, svolgono stavolta un ruolo più importante, così come le chitarre di Ingram e Hlubek. Sicuramente uno dei lavori più riusciti della band. 75/100
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Bobby Ingram: Chitarra, cori Anno: 2010 |