Home Recensioni Masterpiece Crosby, Stills, Nash & Young – Woodstock '69

Crosby, Stills, Nash & Young – Woodstock '69

Esce per la prima in vinile la performance completa che Crosby, Stills, Nash & Young tennero a Woodstock, la notte del 18 agosto 1969. Pur essendo una broadcast, l'incisione non è delle migliori e questo spiega  la provenienza dai canali non ufficiali di questa uscita discografica.
Ma partiamo dall'inizio: dopo il successo dell'album omonimo, pubblicato nel maggio 1969, Crosby, Stills & Nash dovettero organizzarsi per una tournée dal vivo. Mantenendo in organico Dallas Taylor, che aveva inciso con loro quel primo album, permaneva comunque la necessità di aggiungere personale per rispondere all'esigenza di riprodurre certe complessità arrangiative: inizialmente Stills propose un tastierista, pensando al virtuoso polistrumentista Steve Winwood, il quale, tuttavia, era già impegnato con il supergruppo Blind Faith. Intervenne Ahmet Ertegun, boss della Atlantic, che suggerì Neil Young, già con Stills nei Buffalo Springfield, peraltro anch'egli gestito dal medesimo manager, Elliot Roberts. Superate le resistenze iniziali di Nash (che non lo conosceva affatto) e dello stesso Stills (che, invece, ne aveva sperimentato fin troppo bene il carattere ombroso), il canadese entrò nel progetto a patto che venisse aggiunto il proprio nome nella rubricazione e con la piena libertà di mantenere una carriera parallela. La formazione venne completata da Bruce Palmer, ex bassista dei Buffalo Springfield, il quale, tuttavia, dopo una prova al Cafe au Go Go nel Greenwich Village, fu licenziato (secondo Crosby, "la sua testa era sempre altrove") a favore dell'adolescente Greg Reeves, bassista della Motown, su raccomandazione di un amico di Young. Così composto, il gruppo intraprese un tour di 39 date che si concluse con tre concerti europei nel gennaio 1970. La prima esibizione pubblica fu quella del 16 agosto 1969, all'Auditorium Theatre di Chicago, con Joni Mitchell di supporto. In quell'occasione, dissero che nei giorni successivi sarebbero andati in un posto chiamato Woodstock, ma che non avevano idea di dove fosse. Fu, quello, il loro battesimo del fuoco: la mattina del 18 agosto 1969, si esibirono per la seconda volta, per un'ora di musica
Come noto, quella performance fu parzialmente documentata nell'immediatezza dal triplo album "Woodstock- Music From The Original Soundtrack And More", pubblicato nel 1970, a cui fece seguito, l'anno successivo, "Woodstock Two", spalmato su due lp. Nel 2019, a distanza di 50 anni esatti dall'evento, verranno pubblicati altri due volumi, "Woodstock Three" e "Woodstock Four", rispettivamente triplo e doppio, che aggiungeranno un solo brano alla limitata tracklist già edita. In sintesi, i brani pubblicati lo stesso anno furono "Suite: Judy Blue Eyes", "Sea Of Madness" e "Wooden Ships", ai quali poco dopo si aggiunsero "Guinnevere", "4 + 20", "Marrakesh Express" e, a distanza di mezzo secolo, "49 Bye-Byes" (presente nel solo terzo volume, giacché il quarto della serie era privo di brani suonati dal gruppo, pur presentando una versione di "Wooden Ships" proposta dai Jefferson Airplane), tutti accreditati al quartetto, eccetto il primo del lotto, attribuito ai soli Crosby, Stills & Nash.
Tralasciando considerazioni sull'approssimazione manifestata compilando i credits (Young venne accreditato anche in "Guinnevere" e "4 + 20", che invece furono eseguite dal trio), va innanzitutto evidenziato che, di 16 brani effettivamente eseguiti, soltanto 7 presero posto nella discografia ufficiale; inoltre, "Sea Of Madness" non era presente nella versione di quella notte, bensì in quella eseguita al Fillmore East, non è chiaro se il 19 o il 20 settembre dello stesso anno (non era l'unico inganno poiché anche "Coming into Los Angeles" di Arlo Guthrie era attinta da un altro concerto)
La pubblicazione, sempre nel 2019, del mastodontico box set "Woodstock - Back To The Garden 50th Anniversary Experience", costituito da ben 38 cd documentanti i 3 giorni di musica al completo, ha di fatto restituito integrità all'esecuzione di CSNY, come di tutti gli altri artisti coinvolti, presentando finalmente la traklist completa, sublimata anche da brevi introduzioni vocali. Tuttavia, fino ad oggi, è rimasto incolmato il vuoto di una eventuale edizione in vinile: infatti, la ridottissima versione in 5 lp, uscita in parallelo con il prefato box set, ha riproposto pedissequamente i tre pezzi presenti nel primo dei quattro capitoli sopra citati, omettendo quanto pubblicato nei volumi II e III (una versione ridotta del box circoscritta a soli 10 cd, ha invece visto l'inserimento di due brevi introduzioni e di "Blackbird", cover dei Beatles, e l'omissione ingiustificata di "Guinnevere" e "4 + 20").
Orbene, così tratteggiata la discografia ufficiale, la tracklist presente in quei 38 cd viene oggi trasporta per la prima volta in vinile dalla Parachute Recording Company (se non una label pirata in senso stretto, quantomeno una casa discografica navigante in acque non ufficiali), che pubblica legalmente esecuzioni di matrice radio brodcast di cui i titolari hanno perso nel tempo i diritti (di questa casa, abbiamo già recensito l'ottimo cofanetto "The Broadcast Collection" di Neil Young). 
Questa edizione permette non soltanto di ascoltare la versione corretta di
"Sea Of Madness", ma anche l'originaria stesura di "Wonderin", brano risalente al periodo di “After the Gold Rush” (ed effettivamente eseguita dal vivo dal solo Young in occasione di alcuni show a supporto del disco), inciso soltanto nel controverso “Everybody's Rockin’” del 1983 (il brano è stato nel tempo inserito nella versione expanded di After the Gold Rush” e in "Live At The Fillmore East", del 1970, accreditato a Neil Young & Crazy Horse e pubblicato nel 2006).
La qualità esecutiva presenta alcune flessioni verso il basso: "Suite: Judy Blue Eyes" non è perfettamente intonata (per stessa ammissione della band), il trio non è sincronizzato alla partenza di "Helplessly Hoping" e l'incipit iniziale di "Guinnevere" deve essere ripetuto causa chitarra scordata; tuttavia, ciò non toglie nulla alla valenza di questo documento storico, preziosissimo perché, oltre a rappresentare, come detto, la seconda apparizione in pubblico del supergruppo, lancia quest'ultimo nell'olimpo dei grandi musicisti: del resto, c'è un motivo se oggi, pensando a quel mitico festival, le prime due band che vengono in mente sono la Jimi Hendrix Experience e Crosby, Stills, Nash & Young.
Al riguardo, risulta totalmente inconcepibile che si siano dovuti attendere più di 50 anni per ascoltare per intero quella esecuzione.
Per il resto, se c'è qualcuno che può descrivere meglio di chiunque altro la magia di quel concerto, questo è Graham Nash: "Eravamo a New York con Joni Mitchell, ed Elliot Roberts [manager di entrambi] decise che Joni non avrebbe dovuto andare a Woodstock perché doveva anche fare The Dick Cavett Show in TV. Uno dei grandi meriti per lei come artista è che sia stata in grado di scrivere la canzone "Woodstock" senza essere stata lì. Ovviamente, quando hai tutte queste persone che ti parlano di quello che è successo, immagino che sia piuttosto contagioso. Ed è stato travolgente! Era come Blade Runner, come guardare L.A. dall'alto in basso nell'anno 2050. Era sia primordiale che futuristico. E da esso emanava un'energia infernale. Entrando in atterraggio, qualcosa è andato storto con il timone del mio elicottero, quindi siamo caduti molto pesantemente ed è stato spaventoso. Quando siamo scesi dall'elicottero, siamo stati accolti da John Sebastian. Ne abbiamo acceso uno e abbiamo fatto una festa nella tenda di Sebastian. Indossava quella che in seguito divenne la sua uniforme, mutandoni e pantaloni tinti in cravatta, e aveva del fango a metà delle gambe. È stato lì per tutti e tre i giorni, quindi ci ha raccontato storie grafiche sulla pioggia e il fango. Il backstage era totalmente caotico. C'era così tanta droga che è molto difficile ricordare qualcosa. Ogni volta che noi tre o quattro ci incontravamo, specialmente con l'Aeroplano, i Grateful Dead e Sebastian, era solo una sciocchezza. Woodstock era solo il nostro secondo concerto, ma non avevamo paura della folla. Eravamo più preoccupati per i nostri coetanei. Penso che io e Stephen fossimo un po' nervosi per il fatto che Hendrix, The Band e i Blood, Sweat and Tears fossero lì. E penso che Neil fosse nervoso all'idea di suonare con noi. Neil non ha il controllo quando è con noi, non nel modo in cui gli piace essere. E quindi penso che questo lo rendesse un po' nervoso. Non so davvero perché non abbia scelto di essere nel film. Fino ad oggi, molte persone pensano che sia stato solo CSN a fare Woodstock, ma in realtà siamo stati noi quattro. Pensavo avessimo fatto un pessimo set. Quando si pensa di suonare le chitarre acustiche davanti a 400.000 persone e di cercare di raggiungere il fondo della folla con canzoni come "Guinnevere", è stato assurdo. Ma di certo abbiamo dato il massimo. Certo, la "Suite" era un po' stonata, ma allora? Il giorno dopo, a New York, è stato come: "È successo davvero? È stato solo un gigantesco lampo acido o un'allucinazione? Solo più tardi ho iniziato a metterlo in prospettiva. È stato il raggiungimento della maggiore età, il fiorire di una generazione di ragazzi che ha deciso di potersi assumere la responsabilità della propria vita e di influenzare il proprio destino, di poter coesistere con poche centinaia di migliaia di altre persone e di non entrare in scene violente e avere un grande volta. Molti di noi negli anni successivi hanno evitato il mito di Woodstock. È come se fossi a Woodstock e ne sei entusiasta, allora sei un hippie del '69, devi essere scontato. Ma non ci sarà mai niente di buono come Woodstock, perché è stato il primo e il migliore. Non credo che tu possa ricrearlo. C'era un certo bagliore negli anni Sessanta, una certa ingenuità ed esplorazione, un'eccitazione per il futuro che non esiste più.".
Per gli appassionati più oltranzisti del gruppo, preme segnalare la monografia "Crosby, Stills, Nash & Young - A short legend", nella quale viene analizzata l'intera discografia con un taglio che contempera completismo maniacale e passione incondizionata.








David Crosby: Guitar, Vocals
Stephen Stills: Guitar, Vocals
Graham Nash: Guitar, Vocals
Neil Young: Guitar, Piano, Vocals (7-16)
Greg Reeves: Bass (7-16)
Dallas Taylor: Drums (7-16)

Anno: 2021
Label: Parachute Recording Company
Genere: folk, rock

1. SUITE: JUDY BLUE EYES [8:38]
2. BLACKBIRD [2:45]
3. HELPLESSLY HOPING [3:05]
4. GUINNEVERE [5:55]
5. MARRAKESH EXPRESS [2:36]
6. 4 + 20 
7. MR. SOUL
8. I’M WONDERIN'
9. YOU DON’T HAVE TO CRY
10. PRE-ROAD DOWNS
11. LONG TIME GONE
12. BLUEBIRD REVISITED
13. SEA OF MADNESS
14. WOODEN SHIPS
15. FIND THE COST OF FREEDOM
16. 49 BYE-BYES



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