Home Recensioni Live Van Der Graaf Generator - Cesena, 9 Aprile 2011

Van Der Graaf Generator
Cesena, 9 Aprile 2011

Cesena, 9 Aprile 2011 - Nuovo Teatro Carisport

Quando nel 2005 i Van Der Graaf Generator hanno inciso il loro nuovo lavoro Present dopo oltre un quarto di secolo di quiescenza, era apparso subito evidente come non ci fosse più possibilità nè volontà di tornare indietro ma anche che ci fosse spazio per rinverdire i fasti del passato con intelligenza coniugandoli con l'aderenza alla modernità.
Ed infatti quel doppio album aveva fornito spunti estremamente interessanti testimoniando come la band fosse ancora in grado di librarsi in volo con solennità e di generare nell'ascoltatore angoscianti mulinelli vorticosi negli anfratti dell'animo. Prova documentale ne sia il sontuoso live album Real Time, uscito due anni dopo il tour che fece seguito alla pubblicazione del nuovo disco, quasi una rabbiosa e pugnace rivendicazione di una vena creativa ancora fertile. Del tutto inattendibile allora soffermarsi sulle apparenze, sulle sfumature sale e pepe dei capelli incanutiti dal trascorrere degli anni, non siamo alla presenza di testardi dinosauri incapaci di rassegnarsi alla ineluttabile estinzione. Basti pensare a come l'addio del sassofonista e flautista David Jackson al termine della trionfale tournée, non abbia scalfito le velleità di quello che ormai si era ridotto di fatto ad un trio e per il quale molti (incautamente) avevano preconizzato un rapido declino: Peter Hammill voce, piano e chitarra, Hugh Banton all'organo e Guy Evans alla batteria. Ed eccoli davanti a noi, dopo una felice scorpacciata di Piazzolla in diffusione stereo dagli altoparlanti, in un Carisport dall'acustica non eccelsa ma calorosissimo e composto da un pubblico estremamente trasversale, costituito da entusiasti signori di mezza età devoti perlopiù ai dettami di Pawn Hearts e persino giovani con le t-shirt dei Ramones.

Molti dei presenti, a giudicare dallo smarrimento, probabilmente, non immaginano nemmeno lontanamente che buona parte del concerto verrà incardinata sul convincente ultimo lavoro di recente uscita A Grounding in Numbers e sul precedente Trisector (2008). Del resto la scelta appare ovviamente conforme alla duplice necessità di proporre brani costruiti espressamente sulla formula a tre del dopo Jackson ed in parte al legittimo desiderio di segnare definitivamente il passo rispetto a stanche e anacronistiche nostalgie rievocative. "Interference Patterns" fa irruzione dentro l'animo con delicatezza e la piccola "Your Time Starts Now" rappresenta un piccolo raggio di sole melodico prima di tuffarsi in lunghi periodi di intensità nel quadro dei quali la storica "Man Erg" raggiunge proporzioni epiche. I brani tratti dal nuovo disco, tra i quali riluce la progressione catartica in "Bunsho", sembrano concepiti come una sorta di unica suite cercando però di evitare di addentrarsi nel territorio ampolloso ed auto-indulgente del premiato concept album.
Hammill prosegue l'opera di scandagliamento delle pulsioni umane, temi quali il passaggio ineluttabile del tempo e l'avvicinamento al declino dell'esistenza terrena sono affrontati ma con una pervasività inferiore rispetto a Trisector, le traiettorie vocali sono sempre sfrenate, la voce nonostante il trascorrere degli anni è ancora sorprendentemente potente, i testi diretti ed obliqui come sempre. Davvero bravo, non è semplice trovare un pianista in grado di addentrarsi, congiuntamente a Banton, in arrangiamenti tanto complessi, ed apparentemente senza sforzo, seguendo le linee di raccordo contrappuntistico che si intersecano internamente ed esternamente nella esecuzione di "All Over The Place".

Banton si accolla ancora l'onere di dispiegare la maggior parte della ampiezza sonora del gruppo muovendo tra i toni delle tastiere, più spesso linee di organo, sapientemente arricchite nelle strutture dall'uso dei bassi attraverso la pedaliera. Alle percussioni Evans è poliedrico, rigenerato, ostenta una gamma invidiabile, persino maggiore del solito, oscillando tra pennellate leggere e tom selvaggi. Terreni ancora inesplorati vengono battuti da Hammill in "Mr Sands", rauco e roccioso nell'occasione, davvero si ha l'impressione palpabile che il tutto ecceda la somma delle parti, opinione suffragata dalla costruzione di una climax da inno, quella presente nella accennata "All Over The Place" che si chiude su una nota irrisolta ma del tutto perfetta. Singolare la scelta di proporre dal vivo "Meurglys III", brano insolito e tratto dal non felicissimo World Record (1976), nella cui cornice i musicisti creano spazi per la chitarra solista di Hammill in una jam prolungata strutturata, nella coda, tutta in levare. Hammill imbraccia ancora la chitarra per "Lifetime", da Trisector, pezzo ingannevole, organizzato in maniera accattivante attorno ad un paio di accordi sui quali Evans accarezza il charleston, sfocia poi in una ballad che Hammill tinge di scura epicità grazie anche alle lineari frasi di chitarra venate di sentimento.

Si attinge ancora da Trisector con "Over The Hill", brano apicale dell'album, nel quale i tre tirano fuori il vasto campionario di risorse a disposizione. Esordio poetico e tormentoso in un'unica soluzione, poi una porzione centrale in successione spasmodicamente accelerata e in seguito deprivata della struttura e dissonante, al punto da legare con il silenzio, al termine spazio ad una coda pienamente orchestrata, inebriante. Segue "(We are) Not Here", tempo dispari su una pentatonica che da principio è blues e si evolve in senso arabo-spagnoleggiante, cimento notevole in cui Hammill fa sfoggio delle sue qualità vocali. Il bis evocato a gran voce è affidato a "Scorched Earth" (Godbluff, 1975) con Hammill stregonesco e teatrale, tastiere ed organo che si rincorrono in cammini concentrici, free jazz, sbocchi nel lirismo, partiture arzigogolate ed ampi, tormentati cammini interiori declinati in musica. Tutto il concerto è un profluvio di intervalli dissonanti tra parti e bassi. I Van Der Graaf Generator nel nuovo millennio, continuano a produrre musica interessante e vitale liberandosi dalle briglie di buona parte del prog classico. Sotto una pioggia incessante di applausi è sembrato di assistere alla naturale prosecuzione di un discorso musicale interrotto trent'anni prima.

 


Peter Hammill: Voce, Chitarra, Piano
Hugh Banton: Organo, Tastiere, Bass Pedals
Guy Evans: Batteria, Percussioni

Data: 09/04/2011
Luogo: Cesena - Nuovo teatro Carisport
Genere: Progressive Rock

Setlist:
01. Interference Patterns
02. Mr Sands
03. Your Time Starts Now
04. All That Before
05. Lifetime
06. Bunsho
07. Meurglys III
08. All Over The Place
09. (We Are) Not Here
10. Over The Hill
11. Man Erg
Encore
12. Scorched Earth

Sito web:
VDGG
Peter Hammill

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