Terminata la lunga gestazione del tour di supporto al controverso Scarsick (disco che ribadiamo, alla nostra redazione è piaciuto molto), Daniel Gindenlow ha raccolto a se quel che restava della formazione e si è rimboccato le maniche.
Il risultato è questo Linoleum, EP "preparatorio" al nuovo album della Progressive band svedese previsto per il 2010 (dal titolo provvisorio di Road Salt). Il risultato in questo caso però, nei 30 minuti di questa raccolta non ci ha entusiasmato, anzi. Gia Scarsick ci aveva mostrato il lato più "melodico" e caciarone dei Pain of Salvation (vedere "America" e "Disco Queen") e per questo i fan della prima ora erano rimasti delusi, ed adesso dovranno fronteggiare un lavoro che forse non è indicativo delle scelte future, ma che rischia di essere un primo passo verso il totale affievolimento di quel suono cosi poetico e espressivo con la quale Gindenlowe co. si erano affermati 10 anni fa. Tra Blues e Hard Rock, accompagnati da una produzione volutamente "grezza", si passa dalla nervosa title track che si fa quanto meno apprezzare per un ritornello ben confezionato arrivando alla più cupa e nervosa "Mortar Grind", che salviamo solo per la linea vocale molto ispirata, ma il tessuto alla base è debole. "If You Wait" si presenta come una ballata dal retrogusto psichedelico con chitarre dilatate e liquide (quanto meno ha il pregio di esaurirsi in meno di 3 minuti) che non incide, mentre salviamo la lunga "Gone", che riecheggia le soffice melodie dell'album Be. Il siparietto in apertura di "Bonus Track B" ci sembrava evitabile cosi come tutto quello che segue, e la cover d'annata degli Scorpions posta in chiusura ("Yellow Raven") non regge il confronto con l'originale. Non si può nemmeno dire degna di nota la prestazione del nuovo arrivato Lèo Margarit dietro le pelli, in particolare per il minutaggio e non di certo per sensazioni negative della sua performance. Linoleum è quindi più un prodotto che fa da ponte tra vecchio e nuovo corso che non farà che alimentare i dubbi di chi già li aveva e difficilmente lo si può considerare come un lavoro da consigliare a chi si vuole avvicinare ad una band che ha abituati i propri seguaci all'eccellenza. Per il resto speriamo vivamente in qualche idea in più, altrimenti forse vale la pena tornare a fare cover dei Kiss. 55/100
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Daniel Gindenlow: Voce e chitarra Anno: 2009 |