Gli Zu sono senza nessuna ombra di dubbio uno dei gruppi fiore all'occhiello della musica d'avanguardia e del fronte underground Italiano.
A testimoniarcelo contribuiscono le sterminate collaborazioni che li hanno condotti a interagire con talune delle più raffinate ed inclassificabili entità musicali del panorama internazionale. In questo senso basterà fare riferimento su tutte alle collaborazioni assieme ad Eugene Chadbourne, con il quale hanno inciso addirittura due lavori per Felmay, con Damo Suzuki, gli Olandesi The Ex e Ken Vandermark. O ancora alle tournée con i Karate di Geoff Farina alle aperture dei concerti di Sonic Youth e Melvins alle lusinghiere parole riservate loro da John Zorn: 'You have created a powerful and expressive music that totally blows away what most bands do these day'. Se non bastasse si potrebbero aggiungere l'autorevole promozione discografica curata dalla storica Southern Records che distribuisce i lavori della band capitolina negli States e la solida amicizia del gruppo con una leggenda quale Steve Albini, cantante, autore, chitarrista, produttore discografico e critico musicale, membro degli Shellac e notissimo per la caratura dei gruppi che ha accreditato a livello mondiale nelle vesti di produttore: Fugazi e Jesus Lizard per dirne alcuni. Non è un caso poi che Steve Albini abbia contribuito alla registrazione di questo Igneo nella cornice del famoso Electrical Audio di Chicago. Dopo il folgorante esordio con Bromio (1999) per l'etichetta pisana della Wide Records, che vedeva accanto al gruppo un Roy Paci non ancora 'folgorato' sulla via di Damasco dalle future sirene di Toda Joia Toda Beleza e che aveva colpito la critica per la enorme versatilità improvvisativa innestata nel free jazz e per le urticanti sonorità al limite del rumorismo, con Igneo il gruppo fa ritorno alle laceranti atmosfere sonore cui ci aveva informati nel passato. La lucida follia non tarda a fare capolino con una intro contenuta The Elusive Character Of Victory che presenta un altro guest di spessore quale il violoncellista Fred Lomberg-Holm membro dei Flying Luttenbachers, anche se appare solamente un antipasto delle reali capacità di approccio musicale degli Zu che raggiunge i suoi livelli verticistici nei pezzi seguenti, in virtù soprattutto della impeccabile performance del sassofonista Luca Tommaso Mai all'interno di due tracce letteralmente inarrivabili come Solar Anus ed Eli, Eli, Elu, la seconda provvista di una coda terminale esaltante che vira in direzione di una squarciata e allucinata psichedelia. Quaranta minuti o poco più di musica instabile e squilibrata, ma sempre sorprendentemente calibrata e matematica, permeata da improvvisazioni nevrotiche in grado di raggiungere apici inattesi, ascoltare il refrain della fase di chiusura in Arbol De La Esperanza per crederci, ove fiati e chitarre elettriche si incastonano esattamente dando vita al tratto surreale di una avanguardia proveniente direttamente dal pulviscolo del passato. Stilettate del basso di Massimo Pupillo e ritmiche percussive di Jacopo Battaglia, sussultanti complementi del sax tenore di Ken Vandermark, in Monte Zu e Untitled Samba, e per il trombone dell'altro membro dei Vandermark 5, Jeb Bishop, non appaiono affatto elementi di secondo piano e contribuiscono a mettere in piena luce la chiarezza di intenti ed esecuzione degli altri membri della band. Tutto in Igneo è sempre in precario e solido equilibrio, forse il capolavoro degli Zu ad oggi. 90/100
|
Jacopo Battaglia: Batteria Anno: 2002 Sul web: |