I Beardfish arrivano dalla Svezia e giungono al loro quinto lavoro. Sono una delle migliori band di oggi, perché il loro sound è ricco di fantasia, di generi musicali, partono dal progressive più classico, per passare a quello più sperimentale, passando per il jazz rock, avvicinandosi alla musica classica, sfiorando rare sonorità più metal.
Dopo due ottimi lavori, legati tra loro come “Sleeping In Traffic Part 1 & 2”, sembrava quasi impossibile che la band, dopo solo un anno potesse ripetere quella perfezione sonora che è cresciuta di disco in disco, invece con “Destined Solitarie”, la band è riuscita ad andare ancora avanti creando quello che per me sembra essere il loro lavoro migliore. Non è un caso quindi che la band è tra le preferenze di Mike Portnoy e che è stata invitata al “Progressive Nation”. Ma ogni mia parola potrebbe essere superflua, perché bisogna lasciar parlare la musica ed il primo brano “Awaken The Sleeping” sicuramente lascerà tutti a bocca aperta, interamente strumentale, prog d’annata, allegro e solare, con innesti jazzati ed un finale che richiama in causa i Genesis e le loro atmosfere romantiche. C’è poi la title track, dove la voce di Sjoblom ha un suo spazio, ora melodica ed ora più aggressiva e le rare tracce metal appaiono proprio in questo brano, ma prendete con le pinze queste mie ultime parole, sono delle piccole sfumature più aggressive che ben si innestano nel loro rock progressivo. Le influenze sono tra le più disparate, dai Genesis, agli Yes, ma sono i Gentle Giant la vera fonte da cui i Beardfish attingono e lo sanno fare con grande maestria. Splendidi i 15 minuti di “Until You Comply Includine Entropy”, dove c’è aria di Canterbury e Caravan e National Healt aleggiano fortemente in ogni nota. C’è ancora un pizzico di follia in “In Real Life There Is No Algebra”, dove esce allo scoperto la chitarra di Zackrisson, capace di dipingere un sound con tinte blues e soul e per una manciata di secondi anche parti vocali vicine all’hip hop. Altra follia trasformata in genialità appare anche in “Where The Rain Comes In”, altro splendido brano molto più progressivo e apparentemente più lineare. Lascio a voi il piacere di scoprire i restanti brani e soffermatevi sulla conclusiva “The Stuff That Dreams Are Made Of”, piccolo gioiello dove ancora una volta prog e jazz si fondono alla perfezione. Se rimanete affascinati da questo lavoro, se non lo avete già fatto, allora procuratevi anche gli altri lavori della band, ne vale veramente la pena! 90/100
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Rikard Sjöblom: Voce, chitarra, tastiera, fisarmonica, percussioni Anno: 2009 Sul web: |