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Overfourteen
Giudizio Universale

E’ tempo di esordio discografico anche per gli Overfourteen, gruppo attivo dal 2006. Line-up classica con Mauro Coluzza (chitarra), Max Frascarelli (batteria), Stefano Folchi (basso), Fabio Foroni (tastiere) e Stefano Rinelli (voce). L’idea è quella di dare vita a composizioni influenzate dalle comuni passioni musicali dei componenti della band ed in primis dal progressive anni 70. Operazione nel complesso riuscita, anche se non mancano le zone d’ombra.

Sono 9 le composizioni, tutte piuttosto brevi (intorno ai 5 minuti) per una durata totale “da vinile”. “Giudizio universale”, la prima traccia, si presenta come un rock piuttosto diretto, graffiante , a sfiorare a tratti l’hard, con ottimi dialoghi tra chitarra e tastiere. Più intimista (almeno in fase introduttiva) “La paura di vivere”, che, complice un riff deciso dell’elettrica, prende ben presto quota in una sorta di hard-rock cantautoriale certamente intrigante.
The witch” è il primo dei brani cantati in inglese. Pezzo senza compromessi, sempre incalzante, vicino ai suoni dei primissimi Uriah Heep, con la differenza (non da poco ovviamente!) che agli Overfourteen manca un cantante à la Byron. Comunque molto coinvolgente ed immaginiamo uno degli high-lights del gruppo in sede “live”. Anche “Superflash” (altro brano in inglese) si muove sulle medesime coordinate, tra riff secchi di chitarra ed assoli di tastiere vintage. Molto deludente “Wc”, con il testo francamente imbarazzante, ma anche piuttosto povero musicalmente. Per contro lo strumentale “Route sixty six” è fuor di dubbio il pezzo migliore nonché il più lungo ( quasi sette minuti). La base hard-rock del gruppo rimane preponderante, ma l’uso costante dei synth, avvicinano il brano alle suggestione prodotte da quei due capolavori a nome Rush come “Moving pictures” e (per aspetti diversissimi) “Signals”. Gran pezzo ... niente da dire.
Cosa le dirò” ci riporta col pensiero alle ingenuità di un “Sirio 2222” del Balletto di Bronzo (augurando agli Overfourteen di sfornare il proprio “YS” !); “Luna park” presenta una notevole differenza qualitativa fra le parti strumentali, sempre all’altezza, e quelle cantate, piuttosto insipide. Chiude l’album un altro strumentale ”Fire in the moon”, con tastiere e chitarra protagonisti, oltre ad una granitica sezione ritmica.

Un album ricco di buone intuizioni, dall’invidiabile resa “live” (molto apprezzata), che ci mostra un gruppo dalla notevole padronanza strumentale. Note molto meno positive arrivano invece dalle liriche a volte troppo ingenue. La speranza è che la band possa lavorare su brani più lunghi ed articolati (a volte si ha l’impressione che si trattengano un poco), per giungere ad un auspicabile salto di qualità che li porti a “farsi un nome” nel piccolo mondo del progressive nostrano.

72/100


Fabio Foroni: Tastiere
Mauro Coluzza: Chitarra
Massimo Frascarelli: Batteria
Stefano Folchi: Basso
Stefano Rinelli: Voce

Anno: 2010
Label: Autoprodotto
Genere: Progressive Rock

Tracklist:
01. Giudizio universale
02. La paura di vivere
03. The witch
04. Super Flash
05. Wc
06. Route sixty six
07. Cosa le dirò
08. Lunapark
09. Fire in the room

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