La Maschera di Cera è una macchina del tempo.
Le coordinate di viaggio sono già impostate: Italia, primi anni settanta. È il periodo in cui in classifica ci sono Le Orme e la PFM, ma tutta la Penisola pullula di proposte musicali destinate e rimanere a lungo nel cuore e nell’immaginazione degli appassionati: Osanna, Balletto di Bronzo, Delirium, Locanda delle Fate… il Pop Italiano nel suo momento di massimo splendore. A quel tipo di scena e a quel tipo di sonorità si riallaccia tutta la produzione della Maschera di Cera, giunta con LuxAde al suo terzo album in studio. Un album che non presenta nessuna variazione sostanziale rispetto ai precedenti lavori, ma che vede il gruppo lavorare di cesello per raffinare ancora di più la sua proposta musicale. La produzione, curatissima, di Franz Di Cioccio, sembra infatti andare proprio in questa direzione: massima attenzione è dedicata alle timbriche dei vari strumenti (in particolare delle tastiere deliziosamente vintage di Agostino Macor), alla spazialità del missaggio, alle polifonie vocali e alla valorizzazione di quelle melodie che costituiscono il vero punto di forza della band. Il risultato è un lavoro intrigante e meno derivativo di quanto si possa pensare: i rimandi agli anni settanta ci sono e lo stesso gruppo non fa niente per nasconderli, ma risultano mediati con idee e intuizioni dal taglio moderno e attuale. Si prenda ad esempio l’utilizzo del basso distorto da parte del leader Fabio Zuffanti, ma anche il drumming quadrato e potente della new entry Maurizio Di Tollo (ex Distillerie di Malto e ora con i Finisterre); in più si conferma sempre di altissimo livello l’apporto di due autentici fuoriclasse come Andrea Monetti ai fiati e Alessandro Corvaglia alla voce, sicuramente tra i migliori musicisti prog in circolazione, e non solo in ambito italiano. Intenso e talvolta crepuscolare, con il sassofono di Monetti a richiamare atmosfere Vandergraffiane, LuxAde costituisce la consacrazione di un progetto che, nato quasi per caso cinque anni fa, rappresenta oggi una delle migliori testimonianze di come si può continuare a fare prog nel terzo millennio. Cuore e melodia, passione e umiltà. La Maschera di Cera paga il suo tributo e vola in alto: ha ali che non temono di cavalcare vecchi sogni. |
Alessandro Corvaglia: Voce, chitarra Anno: 2006 |