Fra le novità più interessanti che ci propone il panorama progressive italiano in questo 2011 va senz’altro annoverato l’album d’esordio del gruppo genovese de La coscienza di Zeno.
Partenza subito lanciata con il “quasi” strumentale ( un brevissimo inserto recitato lo rende appunto “quasi” ) “Cronovisione” in cui la parte del leone è fatta dalle tastiere (sono ben due i tastieristi della band: Stefano Agnini, autore anche di tutte le liriche, e Andrea Lotti) piacevolmente vintage. “Gatto lupesco”, il secondo brano ( e primo cantato) fa emergere almeno due tratti distintivi della proposta dell’ensemble genovese: gli splendidi testi (nel brano in questione anche piuttosto drammatici) e le notevoli qualità canore di Alessio Calandriello. Ottima anche la sezione ritmica con Andrea Orlando (batteria) e Gabriele Guidi Colombi (basso). Come in molti brani le maggiori fonti di ispirazioni sono i gruppi “minori” del panorama pop italiano degli anni 70 (Metamorfosi, Balletto di bronzo….), ma rivisitati con gusto e sensibilità attuali (anche se quella patina di “polvere” che il gruppo ci fa respirare non ci dispiace affatto…). In un succedersi continuo di emozioni forti, doveroso citare “Nei cerchi del legno”, forse l’episodio di più alta ispirazione in cui la fusione testo-musiche giunge al suo massimo compimento: dapprima un lungo strumentale che li avvicina al Banco (ma anche alla Sensitiva Immagine nei momenti più “romantici”) poi il bellissimo finale cantato. Detto di un altro saggio di bravura di Calandriello in “Il fattore precipitante” (ma gli altri componenti non sono da meno…si ascolti l’arioso strumentale ad esempio), altro pezzo forte è “Il basilisco”. Oltre all’ospitata di Luca Scherani (fisarmonica), ci seducono le calde atmosfere mediterranee che si respirano (respiratele…ma non troppo…il fiato del basilisco uccide…! ), in un brano che può anche essere letto come una dichiarazione d’amore verso Zena. Il duo Guidi Colombi/Orlando è autore dello strumentale “Un insolito baratto alchemico” (ospite il flauto di Joanne Roan), con una parte introduttiva (complice l’elettrica di Davide Serpico) piuttosto sostenuta, mentre più rarefatta e dalle tinte color pastello il seguito. Il gruppo ci coinvolge ancora con “Acustica felina”, il brano finale. Esauriti i superlativi per descrivere la facilità letteraria di Stefano Agnini, ci rimane una band sicuramente ispirata, il cui problema principale, paradossalmente, potrebbe essere quello di confermarsi a cosi alti livelli qualitativi. Noi ci crediamo. E li aspettiamo fiduciosi. 85/100
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Gabriele Guidi Colombi: Basso Anno: 2011 |