“Lord of Mercy”, primo album dei milanesi Silence, è un’autoproduzione all’insegna del classic metal, venato qua e là da altre influenze appartenenti ai settori più vicini: si presenta con una bella copertina, su cui domina un guerriero che impugna una spada, in un ambiente di magia e misteriosa soprannaturalità.
Il disco scorre abbastanza velocemente, nonostante la durata complessiva di oltre un’ora; si inizia con l’introspettiva “Way of Silence”, veloce, dall’evidente influsso maideniano, a tratti interrotto da un orecchiabile hard rock, per poi proseguire con la più aggressiva “Lord of Mercy”, denuncia contro la caccia alle streghe compiuta alcuni secoli fa dalla Chiesa cattolica. “Night Singer” riguarda una figura superiore, a cui il gruppo si rivolge in un momento di dubbi causati da tormenti d’amore: il pezzo, finora il migliore, è un mid-tempo orecchiabile, in cui si riscontra qualche influenza di stampo Skid Row. “Witch” è una canzone d’amore dedicata ad una strega, figura metaforica per indicare una donna che ti ruba sia l’anima che la vita: dopo un avvio lento, il brano (fortemente legato all’hard rock di fine anni ’80) cresce, arricchito da un assolo malinconico e da una notevole prestazione vocale, che ci accompagnano all’accelerazione finale. Si va avanti con “Raining My Eyes”, altra canzone d’amore, dove le persone diventano parte integrante della natura, in perfetta simbiosi, fino alla completa fusione con essa: musicalmente è un mid-tempo maideniano, che migliora nel finale tramite una velocizzazione, seguita da una conclusione lenta al pianoforte. “In Thy Embrace” è caratterizzata da un’invocazione alla natura, vista come madre, o comunque ad una creatura superiore, che possa dar conforto per superare le avversità del duro mondo in cui viviamo: un pezzo notevole, che passa dall’apocalittico cadenzato ad una oscura lentezza, fino alla crescita su timbri epic. Si continua con “Divine Hunger”, ancora all’insegna della soprannaturalità, aperta da un buon lavoro di chitarra solistica, seguito da un continuo alternarsi di parti lente ed improvvise accelerazioni. La strumentale “Terra libera” è un brano piuttosto vario, dove vengono messe in risalto le buone prestazioni delle chitarre e della sezione ritmica, mentre su “Wings of Destiny”, veloce e coinvolgente, dalle tinte power-epic, riaffiorano i dubbi, stavolta rivolti al destino, padre degli uomini. “Keep the Flame Alive” è molto personale, dedicata ad una ragazza morta e non sfigura davanti alle migliori ballate degli anni ‘80: un inizio lento, al pianoforte, di matrice Scorpions, lascia il posto dapprima ad un assolo melodico, quindi ad una solenne velocizzazione, infine ad una chiusura melodica, ancora al pianoforte. Si termina con la veloce “Words Full of Silence”, inno alla solitudine ed al silenzio, in alcuni tratti spezzato da cori di stampo glam metal. In definitiva, il CD non è certo da ritenere avanguardia musicale, visto che viaggia su coordinate ben note da decenni, né si può definire particolarmente originale, visto che su “Way of Silence”, “Terra libera” e “Words Full of Silence” riaffiora alla mente una penalizzante sensazione di “già sentito”. L’album, comunque, è onesto e dignitoso, tecnicamente ben suonato e dotato di testi abbastanza interessanti, mai banali; inoltre, presenta alcuni picchi di eccellenza, fattore non trascurabile. Lo consigliamo ai metallari più ortodossi ed agli appassionati di un certo hard rock che ha fatto sognare tanti di noi, sperando che in futuro il gruppo acquisti maggiore personalità, distaccandosi lievemente dalle proprie radici musicali, senza naturalmente rinnegarle in toto, scelta che, purtroppo, molti adottano al giorno d’oggi. 75/100
|
Alessandro Schettino: Voce e chitarra Anno: 2008 |