La Svizzera, oltre ad essere la terra del buon cioccolato (in particolare quello al latte), è stata una delle nazioni che ha donato alla musica alcuni dei migliori prodotti di rock duro degli ultimi venti anni.
Spesso questi fenomeni non hanno goduto di grande fama internazionale, ma sono sempre stati influenti ed importantissimi nelle loro scene di appartenenza (basti pensare a Celtic Frost e Samael). Sicuramente negli anni novanta si è sviluppata una scena hard rock non indifferente, ad esempio con band come i Gotthard, molto seguiti anche dalle nostre parti, o gli Shakra, band nata nel 1990 ed arrivata al sesto album in studio. Volendo essere cattivelli, la band dell’istrionico Mark Fox pare attingere, non solo nei pezzi mid-tempo, al repertorio di Steve Lee e company (vocalist dei già citati Gotthard, ndr). Sta di fatto che questo Infected, uscito a poco più di dodici mesi di distanza dallo scialbo Fall rimette in parte le cose in sesto. Le composizioni sono tornate robuste e di senso compiuto, i ritornelli funzionano meglio che nel passato recente e gli intrecci delle due chitarre sfornano passaggi sempre duri e granitici. Le tredici tracce di questo lavoro (quattordici se si include anche “Let’em Heave It” come bonus track della versione giapponese) nulla toglie e nulla aggiunge di particolare al repertorio di questa band di ottime potenzialità, ma che spesso pare adagiarsi sin troppo su soluzioni semplici e poco incisive. “Inferno”, secondo pezzo della raccolta, parla chiaro: si respira un vago profumo di anni ’80 nel chorus, ed è notevole il gran lavoro alla batteria di Roger Tanner. Resta il fatto che alla fine del pezzo non resti granchè in testa. Il ritmo si fa più sostenuto in “The One”, tirata e carica al punto giusto e con un buonissimo assolo nel finale. Alla fine, tra i pezzi migliori del disco. “Playing With The Fire” (scelto come singolo apripista in coppia con “Vertigo”) pare essere obbiettivamente uno scarto degli ultimi Gotthard (perdonate se li tiro spesso in ballo, ma sentire per credere), con la parte vocale al limite del plagio. Peccato davvero tornare su questo punto, perché in passato questi cinque (ormai ex) ragazzoni elvetici hanno dimostrato di sapersi reggere sulle proprie gambe e di poter sfornare un sound a tratti anche molto personale e riconoscibile, cosa che oggi pare scomparsa. La ballata “Love Will Find Away” funziona tutto sommato bene, con una buona atmosfera e con una performance generica buona, mentre “Vertigo” si muove su coordinate più up-tempo, con un buon utilizzo di doppie voci nel ritornello, che donano grande incisività al pezzo. Tutto sommato questo Infected può essere “bollato” come lavoro assolutamente piacevole ed in buona parte convincente, dove non mancano gli spunti di pregevole fattura ma allo stesso tempo si sente la mancanza di una manciata di canzoni che possano fare la differenza e far sì che questo album non scompaia dalle vicinanze del nostro stereo dopo pochi giorni. Se vi piace l’hard rock più melodico e ben confezionato, con il giusto bilanciamento di scosse elettriche e lenti d’atmosfera (come la conclusiva “Acheron’s Way”) potrebbe comunque essere una valida alternativa ai "soliti nomi" … A meno che non vi piaccia il cioccolato fondente… 60/100
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Marco Fox: Voce Anno: 2007 |