Provenienti da Varese, gli Homerun sono una nuova piacevole realtà dell’hard rock italiano, che dopo Rockstars e Dog’n’Bones arricchisce il bill di band nostrane amanti di questo sound duro (in tutti i sensi) a morire.
Nati nella città lombarda nel 2000 col nome di Dead Poets cambieranno presto il loro monicker prendendo ispirazione dal primo album dei Gotthard. Ma le somiglianze con la band elvetica non terminano solo con la scelta del nome si estendono infatti anche al sound ed all’immagine. E' ormai evidente che se fino a qualche anno fa chi voleva proporre un rock duro traeva ispirazione da fenomeni britannici o statunitensi, adesso la Svizzera (con Gotthard, Shakra e Crystal Ball ) sembra essere la nazione preferita per creare un sound non originale ma che riflette in maniera splendida tutte le attitudini ed i clichè della scena anni ’80, dalle ballate da stadio ai riff ruvidi e pomposi, arrivando a ritornelli contagiosi e canticchiabili. Non fa quindi eccezione questa opera prima, Don’t Stop, un invito a non fermarsi mai ed a esaltare sempre i lati più positivi della vita. Prodotto dalla Sweet Poison Records, sempre assai sensibile a questo tipo di fenomeni, l’album sviscera in poco più di 40 minuti, suddivisi in 10 tracce, tutte le componenti basilari che hanno fatto proseliti due decenni fa tra gli amanti del glam\hard’n’heavy di tutto il mondo. L’iniziale “Full Throttle” è anticipata dal rombo di un motore in partenza che si snoda tra un robusto giro di chitarra impreziosito dall’Hammond di Walt, che più volte si renderà protagonista all’interno della raccolta. “Rolling” invece è più spigolosa, ma mantiene sempre un’essenza melodica importante, con i cori che impreziosiscono e rendono più incisivi il ritornello. Echi di Bon Jovi arrivano in “I Wanna Rock You”, che può essere interpretata come il manifesto di intenti degli Homerun, mentre la precedente title track non incide come il resto nonostante un buon lavoro di songrwriting. Giunti a metà lavoro emerge anche un lato più romantico con la ballata “Only Love”, vero e proprio tributo ai lenti di due decenni fa, con la voce ruvida di Matt che si comporta in maniera egregia. La successiva “North Winds” pare uscita da The Final Countdown degli Europe, col pianoforte che accompagna la voce e con una produzione e mixaggio che evidenziano al massimo il sound dell’ensemble. Nel crescendo del chorus va segnalata una somiglianza nemmeno troppo vaga con “Home Sweet Home” dei Motley Crue, ma poco importa, il pezzo, nonostante i suoi quasi 7 minuti di durata, è il migliore del lotto, con la band che si lancia in un motivetto epico e funzionale ben confezionato e suonato, dove anche l’ospitata di Frank Caruso alla chitarra accresce la qualità del pezzo. “Baby”, col suo arpeggio acustico rimanda alle ballate spoglie dei Mr.Big per poi urtare l’ascoltatore con slide guitar e bass line vigorosa nel suo incedere: semplice rock’n’roll suonato col massimo della vitalità. Il trittico finale è forse leggermente meno incisivo rispetto alle tracce precedenti, dove la band cerca più la robustezza nella struttura che refrain freschi e solari, con “I’ll Never Be You” un po’ sottotono. Tutto sommato questo non scalfisce il valore generale del lavoro, assolutamente consigliato a tutti i nostalgici dei maestri del movimento (aggiungendoci qua e la spruzzatine di Scorpions, Poison, Extreme e Vixen) ma anche a chi cerca una bella risposta tutta nostrana ai fenomeni stranieri in questo settore. Un disco veloce, mai monotono e ben suonato, adatto a tutti gli umori ed alla stagione estiva alle porte. 85/100
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Andy Ringoli: Chitarra Anno: Inserire Anno di Pubblicazione |