Quando Mick Harris non si dedica alla pesca del luccio, la sua seconda passione, lo trovate di solito nella amata/odiata residenza di Birmingham intento nel fondersi in una delle sue numerose entità musicali.
Ex-batterista dei Napalm Death, collaboratore di John Zorn e Bill Laswell nel progetto Painkiller o secondo batterista nei Black Engine di Zu+Eraldo Bernocchi, ha preservato il suo volto ambient/elettroacustico per un altro progetto, Lull, per il quale è in preparazione egualmente un album. Dopo circa cinque anni di assenza, è sotto le sembianze di Scorn che fa nuovamente capolino firmando il suo tredicesimo lavoro per tre etichette distinte, Ad Noiseam (D), Ohm Resistance (USA) e per la prima volta in Francia su Jarring Effects. Un'altra bella dimostrazione di qualità per la label di Lione. Sin dai primi istanti, l'immersione nella sub-cultura di Scorn è immediata. Massicce ed anaerobiche, le otto tracce di questo Stealth si trascinano in un bpm lento, lasciando fluttuare avvolgenti droni, note continue che si esprimono in lunghi istanti sonori, che Mick Harris ha saputo finemente elaborare riuscendo nell'intento di dissolverli e lasciarli riapparire. Molto strutturato attorno al dualismo basso/batteria tipico del dubstep, l'opus si rivela letteralmente ipnotico grazie ai patterns reiterati di Mick Harris e al ricorso ad ambientazioni sotterranee. Tracciando il suo percorso attraverso i camminamenti della bass-music, e dissociandosi da certo recente dubstep, il suono di Scorn lambisce questi generi (similitudini con i Loefah ad esempio), ma permane unico sia per matrice delle composizioni che per grana delle particolari sonorità. Sporco ma estremamente incalzante e dark. L'unico rammarico è la contenuta durata dell'album, gli otto pezzi soddisfano solo parte della fame dell'ascoltatore anche se l'ascolto è di assoluta intensità. Stealth è una strage, degna di una dilatazione live del suo minimalismo amplificato. 80/100
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Mick Harris: Tutti gli strumenti Anno: 2007 |