Bologna, 13 Febbraio 2017 - Bravo Caffè Ph Nino Saetti
Quando Billy Cobham ebbe modo di pubblicare il suo primo album da solista, Spectrum, nel 1973, il jazz-rock era giunto ad un bivio. La Mahavishnu Orchestra, che aveva co-fondato assieme al chitarrista John McLaughlin, si era appena sciolta e l'esperienza con Miles Davis si era conclusa a seguito di un crescente bisogno di dedicarsi attivamente all'attività compositiva. L'esito era stato un album di straordinario successo, rafforzato nei riff e potenziato nell'inclinazione rock e funk dai sapori latini. Ma l'aspetto forse più rilevante era che Cobham aveva perfezionato uno stile nel drumming che combinava la scioltezza del jazz con la potenza del rock mitigate dalla disciplina di un esperto musicista dall'altissimo livello di adattabilità. Spectrum era diventato un modello per la fusione di jazz e rock. Cobham torna in Italia, al Bravo Caffè, per celebrare, a quarant'anni di distanza, quel periodo di massimo splendore con un quartetto che ripercorre il disco; in ogni fase riaffiora quella enorme abilità nell'improvvisazione e l'infaticabile ricercatezza armonica. Dean Brown è perfettamente a suo agio nella parte che fu alla chitarra del grande Tommy Bolin, unisoni al fulmicotone con le keys, personalità e suoni puliti. Etkins è valido alle tastiere, ma smorza i toni acidi e psichedelici che fuorono di Jan Hammer sul disco. Ottimo Fierabracci al basso a cinque corde: sempre tecnico e caldo nella ricerca degli armonici e nel fraseggio con gli altri strumentisti e specialmente durante l’esecuzione di una sua composizione in apertura: "Sphere of influence". Cobham è seduto dietro una DW con il suo set tradizionale: doppia cassa e doppio timpano, cinque tom, cinese, hi hat, ride e due crash. Lo spettacolo si sviluppa attorno al groove di "Quadrant 4", un duello solista tra la chitarra di Brown e le tastiere di Etkins. Dean costruisce pentatoniche e conclude rinnovando gli echi che furono scatenati dall'Echoplex di Bolin impiegato nella sua declinazione più folle. Spazio anche a "Fragolino", traccia estrapolata da The Traveler del 94 in cui è vistosa la tributarietà rispetto ad alcune architetture dei Return To Forever. Più volte le composizioni si dipanano attorno a scansioni di tipo binario tipiche del rock, ma non mancano echi e strutture del progressive, influenze del funk e dell’R&B. E ancora "Stratus", brano riempito da inconfondibili paradiddle di Cobham e con continui passaggi dal pianissimo al fortissimo che lasciano sgomenti per l’assoluto controllo della dinamica. Tripudio per "Spectrum", versione ovviamente orfana di ottoni, ma ricca di groove nel suo frenetico 7/8 con linee incalzanti del basso di Fierabracci, strutture melodiche eseguite all’unisono e tappeti della doppia cassa di Cobham che durante lo show esibisce i suoi doppi colpi e infila anche qualche pregevole quartina. Chiusura immancabile con la suadente "Red Baron" che fa addirittura ballare(!) qualche signora tra il pubblico e all’interno della quale Fierabracci lancia la celebre linea del basso raddoppiata da chitarra e tastiere e propone un ottimo e personalissimo solo del suo cinque corde. All’interno dell’intera setlist troveranno spazio ben tre soli di Cobham: tutti piccoli capolavori per costruzione e controllo. In definitiva il concerto di un grande artista per il quale la passione, la visibilità emotiva, il bisogno di comprendere ed assimilare ogni stile musicale e di tradurlo con spirito positivo in concerto per il grande pubblico rappresenta una vera missione.
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Billy Cobahm: Batteria Data: 13/02/2017
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