"Clutching at Straws", quarto album in studio dei Marillion, ultimo con Fish, è oggetto di questa monumentale deluxe edition (del tutto simile a quelle contemporanee dedicate a "Misplaced Childhood" e "Brave") che esce in due versioni: una in cd/blu-ray, l'altra in vinile. La prima include il re-mix dell'album, la sua omologa versione in blu-ray (nella quale appaiono anche alternative songs e b-sides, già editi nell'edizione deluxe in doppio cd del 1999), una raccolta di demo tratti dalle sessions del periodo, il concerto integrale che la band tenne a Edimburgo il 19 dicembre del 1987. I tasti dolenti arrivano con la versione in vinile, composta da 5 dischi: l'album originale è spalmato sui primi due mentre il live negli altri tre. Nessuna traccia dei pezzi inediti e dei demo di cui alla già citata edizione del 1999. Che scelta insulsa! La Parlophone ha inteso riproporre quei brani in blu-ray, perdendo letteralmente un treno laddove ha omesso di inserirli per la prima volta in vinile. Non ci sarebbe stato bisogno neanche di aggiungere un sesto 33 giri, giacché sarebbe stato sufficiente riprodurre l'album nella sua versione originale (un solo disco), dedicando l'altro alle citate versioni inedite. Non è finita: tra tutti i suddetti brani, la casa discografica ha scelto di inserire su vinile il solo "Going Under" (si trova in apertura nella side b del primo disco) per il semplice fatto che il pezzo era apparso all'epoca nell'edizione in cd. Va ricordato che questo brano è decisamente marginale, per niente esemplare, soprattutto se paragonato alla perla nascosta "Tux On" (b-side del singolo di "Sugar Mice") Questi i contenuti materiali dell'opera. Per quanto afferisce al merito, siamo in vetta: l'album rappresenta certamente l'apoteosi del periodo Fishiano (e anche di quello successivo, "Brave" e "Marbles" inclusi). La perfezione stilistica degli esecutori, la ineccepibile performance vocale del singer, il connubio esemplare tra melodie dall'encomiabile costrutto e ascendenze progressive ricche di malinconiche suggestioni e magniloquenti fraseggi, rendono questa fatica discografica superiore al già eccelso "Misplaced Childhood", catapultando la band nel gotha del progressive mondiale, anche con riferimento agli anni '70, non più inarrivabili. Tutto ciò vale anche quando il quintetto manifesta aspirazioni da classifica: lo fa con "incommunicado", brano che accontenta tutti, dall'integralista del progressive vecchia maniera, all'ascoltatore medio aduso ai suoni e agli arrangiamenti superficiali tipici degli anni '80. Come il precedente, anche quest'album è un concept, stavolta incentrato sulla figura di Torch (forse il Jester che compare nelle copertine dei dischi precedenti), 29enne disoccupato che vive un momento di smarrimento a causa di un matrimonio fallito, della sua condizione di padre non esemplare, della mancanza di successo commerciale come cantante in un gruppo musicale (paradossalmente, Fish vivrà un'esperienza analoga nel settembre 2007, quando verrà lasciato dalla sua amata a pochi giorni del matrimonio, dopo anni di preoccupante calo vocale prodromico di minor successo di pubblico). Il live è favoloso, cogliendo il gruppo al suo massimo esecutivo: la tracklist, peraltro, non appare neanche tanto simile a quella del live ufficiale "The Thieving Magpie", pubblicato nel 1988. Parlando infatti di brani non condivisi, il primo contiene "Garden Party", "That Time of the Night (The Short Straw)", "Warm Wet Circles", "Hotel Hobbies", "Incubus", "The Last Straw", "Market Square Heroes", mentre il secondo "He knows You Knows", "Freaks", "Jigsaw", "Punch & Judy", "Script for a Jester's Tear" nonché la versione integrale di "Mispalced Childhood" (presente invece per metà nell'altro). Infine, quattro brani del secondo ("Slàinte Mhath", "Sugar Mice", "Incommunicado", "White Russian"), sono anch'essi registrati ad Edimburgo ma forse in date diverse: il gruppo, infatti, vi suonò il 17, 18 e 19 dicembre del 1987 mentre il live qui recensito documenta soltanto l'ultimo dei tre giorni.
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Anno:2018
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