Home Recensioni Album Alex Carpani - 4 Destinies

Alex Carpani
4 Destinies

Diavolo di un David Jackson! Si innamora dell'Italia e dapprima entra in pianta stabile negli Osanna, poi collabora incessantemente con artisti della Penisola, sia dal vivo, sia in studio. Lo troviamo presente, con risultati sempre pregevoli, anche nell'ultimo lavoro di Alex Carpani, artista con cui l'inglese ha da tempo avviato fruttuose collaborazioni, specialmente dal vivo.

L'album si ispira ad un’opera di Michelangelo Pistoletto, raffigurata anche nella copertina. Il tema affrontato è quello del percorso che ogni essere umano intraprende durante la propria vita: in ogni viaggio individuale nasce la necessità di operare scelte, di intraprendere direzioni che finiscono necessariamente per condizionare il futuro. Nascono così percorsi distinti che alludono a quattro differenti destini, da cui il titolo, rappresentati da altrettanti brani di medesima durata, circa 14 minuti ciascuno, nei quali l'argomento viene trattato, curiosamente, con un cantato bilingue, inglese e italiano, quasi a voler sottolineare un duplice valore intrinseco in capo ad ogni singolo percorso intrapreso.

Musicalmente parlando, Alex Carpani è ormai una garanzia di qualità: si muove, padrone della materia progressiva, su consolidati livelli artisti, tutti di alto pregio, sublimati, ad ogni uscita, dalla presenza di guest star di assoluto rilievo, attinte dalla medesima compagine musicale e visiva (tra queste vanno perlomeno citate Aldo Tagliapietra, ex cantante e bassista delle Orme, e Paul Whitehead, copertinista di album di Genesis, Van der Graaf Generator e ancora Orme).

Con 4 Destinies, il tastierista italiano conferma le aspettative di un pubblico, quello progressivo, che non è affatto facile da accontentare. L'opera trasmette quel senso di appagamento che determina, per l'ascoltatore, la consapevolezza che l'espressione “il prog non ha più niente da dire”, non solo è fortemente abusata, ma rappresenta un'amenità senza precedenti. Cioè a dire che quest'opera risulta decisamente inedita, proponendo una formula progressiva rinnovata, ispirata certamente ad un cliché di vecchia data che risulta, tuttavia, oggi più che mai, ancora decisamente valido.

In quest'opera, come detto, è presente l'eccellenza David Jackson, artista mai domo che, suo malgrado, ma con grande senso di consapevolezza interiore, sembra voler sottolineare con la sua perizia, maggiormente in questo lavoro di Alex Carpani, quale fior fiore di musicista lasciarono andar via i Van Der Graaf Generator allorquando non riuscirono a contemperare i loro impegni concertistici con l'attività di insegnante del fiatista (tu guarda i casi della vita: in linea con il concept alla base dell'album, anche quello appena accennato è stato un bivio, un destino che ha condizionato vita e vite future: non solo quella del sassofonista e del suo gruppo madre, ma anche quella degli Osanna, ad esempio, o dello stesso Carpani).

In conclusione, felice di attribuire piena credibilità a questo lavoro, mi permetto soltanto di esprimere un rammarico: mi perdonerà il lettore e lo stesso Carpani se, ascoltando il lavoro, ho sentito la mancanza di un singer blasonato come Aldo Tagliapietra che, già apprezzato nel primo lavoro dell'artista, qui avrei visto perfettamente contestualizzato e oltremodo valorizzante.

Voto:  88/100


Alex Carpani: keyboards, piano, voce solista

David Jackson: sax, flute

Ettore Salati: chitarre

GB Giorgi: basso

Alessandro Di Caprio: batteria

Joe Sal: additional vocals

 

Anno: 2014
Label: Festival Music
Genere: Prog Rock

Tracklist:

01. The Silk Road 13:00
02. Time Spiral 13.32
03. Sky And Sea 14:04
04. The Infinite Room 14:18

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