Roma, 12 Dicembre 2014 - Auditorium Parco della Musica
Photo Courtesy: Riccardo Musacchio & Flavio Ianniello per Fondazione Musica per Roma La serata inizia puntuale, ed i cinque presentano alcuni brani del nuovo disco Pink Narcisus, ipotetica colonna sonora scritta dal gruppo, come accompagnamento al film omonimo di James Bidgood (1971). Le atmosfere affascinanti ("Dorian") velate da una tristezza di fondo, vengono descritte dal tenue incedere del piano di Brown accompagnato dalla sordina di Van Lieshout e da un tono tzigano del violino di Reininger. Ciò che colpisce nella struttura dei pezzi è questo contrasto particolare tra atmosfere dissonanti elaborate dall’infaticabile lavoro di Reininger, che si divide continuamente tra violino elettrico e chitarra, con un portentoso controllo delle sonorità e la raffinatezza degli interventi al piano di Steven Brown, notevole polistrumentista, che da solo vale una piccola orchestra. La carrellata di brani è ampia e si spazia dai lavori più recenti, come l''italiana' "Cagli Five-0" (Cabin In The Sky) e "Mucho Colores" (Vapour Trails), tributo a Submarcos, ed introdotta da Brown, che ironicamente (in senso buono) sfrutta l'attualità dello sciopero nazionale appena tenutosi in tutto il paese. Non mancano echi del passato con "Nervous Guy", accolta con una certa soddisfazione del pubblico e la tenue "KM/Seeding the Clouds", estratta dal capolavoro Half Mute. La mancanza di una ritmica costruita dalla batteria, altra caratteristica particolare del gruppo statunitense, si “redistribuisce” tra il lavoro al basso di Peter Principle che costruisce ritmiche circolari, legnose e a tratti ossessive con i colpi sintetici della batteria programmata. I cinque ringraziano accomiatandosi dietro le quinte, facendosi acclamare a gran voce dal pubblico che applaude senza soluzione di continuità per alcuni minuti, ma c’è ancora tempo per il bis con il melanconico incedere di basso e tromba di "The Waltz"ed il gioioso finale di violino con "Litebulb Overkill" che chiude magnificamente un concerto di gran spessore. La musica dei Tuxedomoon ha in sé un fascino indescrivibile, perché permane sempre in una equilibrio instabile tra atmosfere lisergiche, mutuate delle esperienze elettroniche dei componenti, controbilanciata da una delicatezza e misura nelle melodie, che a tutti gli effetti consente al gruppo statunitense di poter essere 'catalogato' nei confini della musica colta moderna. Speriamo di poterli rivedere presto dalle nostre parti.
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Steven Brown: Tastiere, piano, sax, clarinetto, voce Data: 12/12/2014
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