Torino, 2 Ottobre 2007 - Stadio delle Alpi
Photo courtesy: On Stage
Reunion, non reunion. Tanti dibattono sul fatto se possa essere positiva o meno per un gruppo. Resta il fatto che dopo aver visto in azione i Police a Torino si può dire, senza alcun ombra di dubbio, che sia stata la meglio riuscita. I tre musicisti hanno dimostrato di aver raggiunto una notevole maturità musicale, inesauribile energia da cui trae linfa questo gruppo. Da quello che si è visto ed udito, diciamo la sincera verità, non può essere opera di un gruppo che suona con l'astio che pervade i suoi membri, anche non si possono certo negare gli screzi tra Sting e Copeland dovuto a visioni musicali differenti. Vorrei spezzare una lancia anche verso il pregiudizio nutrito dai molti riguardo alla ghiotta offerta economica che si è posta davanti ai tre membri del gruppo: Può interessare altro denaro ad uno degli uomini più ricchi di Inghilterra? Per Copeland e Summers vale l'interrogativo: se volevano fare soldi non conveniva prima indirizzarsi verso una strada più commerciale e non dedicarsi l'uno al Jazz e l'altro ad ambiti musicali più di nicchia per tutti questi anni? E' un punto su cui riflettere.
Ma passiamo ora al concerto, l'apertura è stata affidata, intorno alle 19, all'orchestra della Taranta (supportata dall'ottimo Raiz), pochi anni fa diretta dallo stesso Copeland. Il gruppo è un vero e proprio mix di suoni tipicamente meridionali, con l'insolita aggiunta di sound e ritmi rock, il tutto miscelati in un risultato del tutto originale e coinvolgente, senza dimenticare la parte vocale affidata alle coriste e ai due solisti, pilastro fondamentale di questo gruppo. Simpatico era vedere gli sguardi che si scorgevano attorno, metà tra lo stranito e il divertito, come facilmente comprensibile: siamo a Torino. Dalle 20 alle 21 circa è seguita l'esibizione dei FictionPlane, capitanato dal figlio di Sting, a mio parere troppo specchiatosi nei modi di cantare e atteggiarsi del padre. La scelta è stava verso un palco non molto grande, come anche si poteva intuire: il vuoto musicale dato dalla presenza di tre strumenti è sapientemente colmato dalla grande capacità e affiatamento dei membri, ma nulla si può fare per la presenza scenica se non quello di utilizzare colonne laterali illuminate, schermi che creano profondità e riempimento grazie anche al continuo susseguirsi di immagini dei tre e di foto d'epoca.
Dopo circa mezz'ora di attesa snervante, in cui i protagonisti si sono fatti attendere con continui cori e applausi,eccoli entrare di corsa e partire con il loro "inno", Message in a Bottle o come hanno detto in molti il messaggio che loro ci sono e non vogliono essere tre morti in piedi.
E' stato indescrivibile trovarseli di fronte, dimostranti di avere ancora un potenziale enorme, anche se dall'altra parte questa canzone evoca in me un certo senso di rabbia in cui mi dico: la gente si emoziona solo per questa canzone ma non mostra segni di vita con le restanti. La rabbia si esaurisce rapidamente quando ti vedi 65.000 persone che trascinano il gruppo verso Synchronicity II, suonata davvero in maniera potente e devastante, sorretta dai giochi di luce che fanno subito saltare alla mente proprio la copertina del loro ultimo album.
La scaletta ripropone il meglio del loro repertorio anche se dispiace non aver potuto ascoltare pezzi come Bring on the Night oppure Peanuts, ma sono solo dettagli. L'estensione vocale di Sting è sempre ottima, a scanso di quanto detto all'inizio del tour riguardo le sue performances non sempre all'altezza. Non si risparmia mai tentando di raggiungere sempre gli acuti che tanto lo hanno reso grande,sicuramente non sarà quello di un tempo ma lo smalto, quello non è scomparso.
Certo alcuni brani come Wrapped Around your finger hanno necessitato di un riarrangiamento per la propria voce oltrechè la versione da studio risulterebbe difficile da riproporre. "Ci sono 65.000 persone questa sera e quindi 130000 mani, fatemele vedere” grida Sting leggendo da un foglietto. E allora un incessante battere di mani sostiene il medley composto da Voices Inside My Head e When The World Is Runnig Down You Make The Best Of What’s Still Around, seguito da Don’t Stand So Close To Me. Il vero trascinatore è stato a mio parere, lo straordinario Stewart Copeland, un vero e proprio metronomo, capace di reinventare il modo di suonare la batteria.
Sembra davvero ringiovanito, anzi in alcuni istanti è spaventoso vedere come la foga lo trasformi letteralmente, mostrandocelo come se fosse ancora più che ventenne, certo con i capelli non più biondi. Da considerare inoltre che solo dal 2001 ha ripreso l'attività di batterista a fianco di Les Claypool.
Andy Summers dimostra ormai di aver un suono maturo, maggiormente ricercato grazie al lunghissimo cammino che lo ha portato nei meandri del Jazz e di aver avuto inoltre un apporto fondamentale dal suo caro amico di nome Robert Fripp, il che non è poco. Dopo una breve pausa, in cui campeggiano in maniera vorticosa i simboli dell'album di Ghost in The Machine, arrivano Can’t Stand Losing You e Roxanne, di cui proprio quest'anno si festeggia il trentennale.
E' uno dei momenti più belli e autentici, in cui ci si sente investiti dalla musica, e in cui generazioni assai diverse tra loro si sentono unite grazie ad un sound senza limiti e tempo. Arrivano i bis e i tre sembrano voler dilatare i ritmi e rendere il tutto più più coinvolgente: King Of Pain e So Lonely ed Every Breath You Take, sembrano voler dire a tutti: "Arrivederci". Invece ecco che un'irresistibile Next to You porge i saluti a tutto lo stadio e congeda il gruppo con un'ovazione spaventosa. Si alzano le luci e ti rendi conto che purtroppo è tutto finito, ma vorresti che suonassero ancora per ore. L'unica consolazione la si può trarre, dicendo a se stessi: ho colto al volo probabilmente l'ultima occasione della mia vita e magari la racconterò ai nipotini.
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Sting: Voce, basso Andy Summers: Chitarra, cori Stewart Copeland: Batteria, cori
Data: 02/10/2007 Luogo: Torino - Stadio delle Alpi Genere: Rock
Setlist: 01. Message in a Bottle 02. Synchronicity II 03. Walking On The Moon 04. Voices Inside My Head 05. When The World Is Running Down 06. Don't Stand So Close To Me 07. Driven To Tears 08. Truth Hits Everybody 09. Hole In My Life 10. Every Little Thing She Does Is Magic 11. Wrapped Around Your Finger 12. De Do Do Do De Da Da Da 13. Invisible Sun 14. Walking In Your Footsteps 15. Can't Stand Losing You 16. Roxanne 17. King Of Pain 18. So Lonely 19. Every Breath You Take 20. Next To You
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