Roma, 1 Agosto 2015 - Eutropia Festival - Città dell'Altra Economia
Foto di Andrea Marchegiani La stagione dei concerti estivi romani è ormai agli sgoccioli e a salutarci è la figura mistica del P-Funk, George Clinton che sbarca a Roma con il suo nutrito gruppo di musicisti del Parliament Funkadelic. La scaletta è densissima, il cantante e produttore americano nei suoi concerti opta per una doppia scelta, riproporre molti dei brani che hanno segnato la sua luminosa carriera a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 ma avendo un occhio di riguardo verso ciò ha prodotto il Funk, Ben ben vengano, quindi, le sezioni più incisivamente rap di cui il nuovo disco First Ya Gotta Shake the Gate, pubblicato nel 2014, è permeato. Un esempio su tutti, è Power Pole ove i Parliament ricorrono ad una ritmica non campionata e arricchita dall’incisività del basso e delle due chitarre soliste. George Clinton è stato ed è un arista che ha saputo andare oltre il genere, riuscendo sia in veste di musicista e produttore ad esplorare, far incontrare alchimie differenti tra rock, funk e stilemi fusion, senza rinunciare, però, alla dissonanza. In questo è stato un gigante come pochi nel secolo scorso. Il live è stato un momento in cui dar ampio spazio dato ai propri "figliouli" musicisti/coristi che si intercambiano continuamente nei vari pezzi. Clinton durante tutto il concerto si attesterà più come padre nobile che incita il pubblico, scatenandosi entro i limiti che gli concede età, inserendosi talvolta nelle parti vocali, ed annuendo con benevolenza verso la folla romana. Come già anticipato, c’è spazio per i grandi brani che fatto storia, come Atomic Dog, Flashlight, Give Up The Funk e Mothership Connection, ma decisamente riarrangiati e con un gusto decisamente superiore alla versione su disco. I ragazzi del Parliament diventano protagonisti a turno sul palco, dando una vita ad una performance live sempre in tiro per ben due ore e mezza, con un repertorio che non da certo respiro, soprattutto per le tre coriste ed i tre chitarristi che quando non impegnati nell’accompagnamento ritmico si inseriscono alternativamente nelle sezioni soliste. Inutile dire che per questo tipo di repertorio ci vogliono musicisti di una certa caratura tecnica. Non mancano momenti più strumentali come nella parte finale del concerto con l’emozionante ed intimistica psichedelia di Maggot Brain, estratta dall’omonimo capolavoro dei Funkadelic. Se da una parte non c’è l’evidente intenzione di intraprendere strade nuove da parte del cantante statunitense, dall’altra è lodevole il fatto di voler dar luce alle nuove e fresche leve che lo supportano con grande energia e bravura. Questo a testimoniare che Clinton si senta sì, voce spirituale del movimento Funk, ma durante tutto il live la sua presenza non è mai ingrombrante, anzi. Oltre al groove sanguigno ed energico, una gran lezione di vita, nonostante le proprie tristi vicissitudini.
|
Data: 01/08/2015
|